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Il letargo: una strategia per sopravvivere all’inverno

L’inverno è la stagione più difficile per gli animali, sia per le basse temperature sia, soprattutto, per la difficoltà di reperire il cibo. In inverno, per esempio, le specie che si nutrono di insetti non trovano più le loro prede, mentre quelle che si nutrono a terra possono avere difficoltà sui terreni che rimangono innevati per lungo tempo. Alcune specie, come molti uccelli e insetti, hanno sviluppato una strategia migratoria che permette loro di raggiungere regioni più calde in cui trovare di che nutrirsi. Altre specie che non sono in grado di spostarsi per lunghi tratti, come molti mammiferi, rettili e anfibi, hanno trovato un modo alternativo per sopravvivere: il letargo. Questa strategia è usata, tra le altre, dagli orsi, da molti pipistrelli, dalle tartarughe. Il letargo prevede delle modificazioni metaboliche nell’animale che gli permette di sopravvivere in queste condizioni per diverse settimane. L’orso per esempio, prima del periodo invernale si nutre più intensamente per accumulare riserve di grasso da consumare nei mesi successivi. Prima di entrare in torpore, le specie letargiche allestiscono un rifugio dove passeranno l’inverno. Durante il letargo la temperatura corporea degli animali può scendere anche di parecchi gradi e i processi metabolici sono rallentati. Alcune specie sono note per passare molto tempo in questa condizione: è il caso del Ghiro (in foto) che è in grado di dormire anche per 6 mesi all’anno. Per altre il letargo può non essere molto intenso: in questo caso in etologia si parla di ibernazione. È il caso proprio dell’orso: alle nostre latitudini, dove gli inverni non sono molto rigidi, il plantigrado può anche svegliarsi nelle giornate più miti, e uscire dalla propria tana senza problemi. Anche alcune specie di pipistrelli possono anticipare il risveglio e volare nelle giornate invernali più calde.

Daniele Capello

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