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Creatività e sindrome maniaco-depressiva, un binomio comune nella vita di molti grandi dell’arte

Le vicende biografiche di numerosi illustri artisti e letterati suggeriscono un’evidente connessione tra la loro spiccata capacità creativa e la sindrome maniaco-depressiva.

Edgar Allan Poe, Virginia Woolf, Ernest Hemingway, Vincent van Gogh, Hermann Hesse sono solo alcuni dei numerosi personaggi creativi che dall’analisi di scritti e testimonianze di varia natura sono risultati essere stati affetti dai uno dei due principali disturbi dell’umore: la sindrome maniacodepressiva e la depressione maggiore, cosa che ha portato molti di essi anche a necessitare di ricoveri ospedalieri. La connessione tra tali patologie mentali e creatività, è stata confermata anche da studi realizzati su scrittori ancora in vita, ricordiamo a riguardo la ricerca di Nancy C. Andreasen dell’Università dell’Iowa o anche di Stuart A. Montgomery e sua moglie Deirdre B. Montgomery del St. Mary’s Hospital di Londra. Questo però non deve condurre a pensare che di per se tali disturbi generino sempre particolari capacità creative, cosa che porterebbe da un lato a svalutare il talento dei soggetti che ne furono affetti e dall’altro a sminuire una condizione di malattia psichica che in molti casi può divenire davvero invalidante, sino a portare al suicidio. Appare comunque ormai evidente una maggior incidenza dei casi di depressione, sindrome maniaco -depressiva e suicidio tra gli artisti.
L’incidenza dei suicidi è 18 volte superiori a quella della popolazione comune, la depressione da 8 a 10 volte e la sindrome maniaco-depressiva da 10 a 20 volte.

A questo punto ci chiediamo come sia possibile che un disturbo che invalida la vita di una persona possa effettivamente favorire la sua produzione creativa. Ci risponde lo studioso Kay Redfield Jamison: “I cambiamenti estremi di umore amplificano la normale tendenza a sentirsi in conflitto con se stessi; gli stati d’animo ondeggianti […] e i cambiamenti cognitivi […] possono fondere o imbrigliare umori, osservazioni e percezioni apparentemente in contraddizione. In ultima istanza, queste instabilità e queste discordanze possono riflettere la vera natura dell’umore e del suo mondo con una precisione maggiore di quel che si potrebbe fare da un punto di vista più stabile” (“Sindrome maniaco depressiva e creatività”, Le
scienze, n.320, 1995, p.61).
La sindrome maniaco-depressiva e la depressione maggiore dunque, in relazione allo stato di alterazione dell’umore e del processo cognitivo che generano, portano non solo a una condizione di sofferenza ma anche di maggior sensibilità agli stimoli ed a una moltiplicazione delle emozioni che
si provano favorendo, là dove è già presente un particolare talento creativo, la sua manifestazione.

Glenda Oddi

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