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Conoscersi con la grafologia Viaggio nell’alfabeto

Per insegnare ai bambini a leggere e scrivere gli antichi ebrei spalmavano di miele le forme dell’alfabeto. Succhiandone il dolce sapore, essi ricordavano i contorni e imparavano più facilmente a riconoscerle.

Riprodurre correttamente le forme dell’alfabeto segna l’inizio della nostra carriera di scrittori. Ma il cammino, poi, è tutto da inventare, poiché è diverso per ciascuno di noi

Con queste parole, il cammino ce lo racconta Paola Urbani nel bel libro “Interpreta l’alfabeto _ conosci te stesso e gli altri con la grafologia _” edito da Franco Angeli , che ci guiderà oggi alla scoperta della grafologia

Dopo che abbiamo imparato a scrivere, man mano che si diventa più abili, la grafia si personalizza a seconda di come scegliamo di scrivere: grande o piccola, stretta o allargata, calcata o leggera, a grandi gesti o minuta, semplificata o complicata … insomma, a ognuno la sua scrittura, dove ogni lettera mette a fuoco una parte della propria individualità.

Nel suo libro, Paola Urbani compie con maestria un viaggio affascinante nell’alfabeto, assegnando a ogni lettera una definizione che ne caratterizzi il significato.

E il viaggio inizia con la lettera A. Lei, la lettera che parla dell’amore, del modo personale di ognuno di amare. Provate a tracciare la lettera A. Misuratela. Se è piccola (per piccola in grafologia si intende meno di 2 mm di altezza), siete prudenti, l’amore viene dopo le ambizioni, dopo la carriera, dopo i doveri. Le A molto piccole esprimono più razionalità che affettività.

Invece, la A grande, gonfia, arrotolata indica cordialità, allegria, simpatia, ma può essere la spia di una certa superficialità in amore.

La A a forma di uovo indica invece saggezza, buon senso e un’affettività piena e matura, l’amore è vissuto con equilibrio.

Passiamo alla C, è  la lettera che spesso viene messa dai grafologi in relazione con l’egoismo. La lettera C arrotolata in alto, somiglia a una conchiglia, per questo i grafologi la chiamano “C a conchiglia”, e sono tutti concordi nel considerarla segno di un carattere egocentrico e captatore. Ma la C a conchiglia non manifesta solo narcisismo in senso così negativo, in certi casi esprime un desiderio  di protezione, esprime femminilità in una donna, rivela un’anima femminile in un uomo … 

La C tracciata, invece, in modo semplice, ridotta quasi all’essenziale, senza ganci e arrotolamenti indica altruismo, capacità di ascoltare e dimenticarsi, qualche volta, di sé. Indica, in un contesto equilibrato, un carattere sensibile e disinteressato.

E la lettera i? è la lettera che ci parla della stima che abbiamo di noi stessi, “emblematica iniziale della parola “io” in italiano, in inglese e in tedesco”, una i troppo piccola o maltrattata indica una autostima piuttosto carente; mentre una i troppo grande, sproporzionata rispetto alle altre lettere di uno stesso scritto, sta a significare un’autostima eccessiva.

Insomma, a ognuno la sua i!

La lettera T, invece, è espressione della realizzazione, dei desideri più o meno nascosti, della tenacia, dell’aggressività.

Una T con barra lanciata, lunga e forte, può essere indice, per esempio, di aggressività in una scrittura tranquilla; una T traccia a croce esprime un forte senso del dovere, così come una T senza barra o con barra debole, può nascondere una debolezza o poca combattività.

Questi sono solo alcuni esempi di questo intrigante viaggio nell’alfabeto offerto dalla Urbani.

Ciò che mi preme sottolineare, in conclusione, è ribadire che ogni scrittura va sempre valutata nel suo insieme e che ogni segno preso singolarmente, non può rivelare totalmente la personalità di chi scrive, che va sempre analizzata nel suo insieme e nella sua complessità.

Giovanna Sellaroli

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