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Natura&Animali

Cinque terre: il parco verticale tra mare e montagna

Un mosaico unico di ambienti e biodiversità dove la mano dell’uomo e la sua presenza nel tempo hanno lasciato segni di pietra inconfondibili, Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO

di Alberto Piastrellini

Naturalmente protesa sul Mediterraneo e con una superficie di appena 301.340 Km2, per una lunghezza di costa che supera nel complesso i 7.900 Km, gran parte dell’Italia ha un rapporto simbiontico con il suo Mare; sia dove questo sembra lambire appena la terra, sia dove l’asprezza rocciosa delle coste pare opporsi o gettarsi all’abbraccio dell’elemento liquido.

Ma c’è un luogo dove questo rapporto ambivalente si esprime con modalità uniche e la mano dell’uomo, nei secoli, ha modellato il territorio e il paesaggio per favorire uno sposalizio unico fra terra e mare: il Parco Nazionale delle Cinque Terre.

Compreso all’interno della provincia di La Spezia il Parco, istituito nel 1999, si estende su una superficie di appena 3.868 ettari, cosa che ne fa una fra le più piccole aree naturali protette a livello italiano; eppure la sua peculiarità, in quanto Parco nazionale è proprio la forte densità di popolazione umana, circa 4.000 abitanti, che costituisce un insolito primato.
Se si guarda ad istituzioni analoghe, dove la presenza dell’uomo è ben più discreta, si potrebbe pensare che questa sia di palese ostacolo alla protezione degli ambienti naturali e della biodiversità, invece, in questo caso, si è inteso tutelare una serie di ambienti e di paesaggi unici dove la “materia prima” della Natura è stata fortemente modellata dal lavoro delle genti finendo per rappresentare un esempio eccellente del rapporto Uomo-Ambiente.

Qui la scarsità di superficie coltivabile associata ad un microclima molto favorevole e ad una altrettanto favorevole esposizione ha indotto le genti del luogo ad un instancabile e millenario lavorìo di sezionamento orizzontale delle colline e delle elevazioni dell’Appennino ligure che si protendono verso il mare, per ricavarne “nastri” di terra coltivabili che si dipanano sui pendii sorretti da chilometri di muretti a secco (più di 6.700 Km) che hanno consentito l’attività agricola, vitivinicola, in particolar modo, e la regolazione dei flussi idrici.

Ed è proprio la necessità di tutelare dall’incuria e dal degrado, che la modernità ha portato con sé con l’industrializzazione e l’abbandono delle campagne e delle attività rurali, a far nascere l’urgenza di istituire il Parco Nazionale, del quale l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la culturaUNESCO ha riconosciuto l’importanza quale sito Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

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