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Chernobyl 33 anni dopo: cenni su una questione ancora aperta

Una recente miniserie tv di successo ha riacceso i riflettori sui drammatici accadimenti di Chenobyl. Le conseguenze del più grave incidente nucleare della storia continuano ad essere forti sulle popolazioni delle zone più vicine al reattore, i dati in nostro possesso, però, sono quanto mai lacunosi e sembrano mostrare una chiaro tentativo di nascondere la verità.

Il 26 aprile 1986 nella centrale nucleare di Chernobyl, durante un test di sicurezza, accadde quello che si considerava impossibile. Il reattore nucleare n.4 esplose, proiettando all’esterno un’immane quantità di materiali radioattivi, inoltre si scatenò un incendio che diede origine ad una nube tossica che si diffuse su Russia, Bielorussia, Ucraina ed Europa.

Le conseguenze dell’incidente sull’ambiente e sulle persone sono state per lungo tempo incerte, a causa, soprattutto, del tentativo del governo locale di sminuirne gli effetti, fornendo dati alterati sulla questione. Sembrava di essere giunti ad una svolta quando, nel 2003, l’OMS, la FAO, la Banca Mondiale e i governi di Bielorussia, Russia e Ucraina diedero vita al Chernobyl Forum, un gruppo di ricerca volto a far luce sul disastro e sulle sue conseguenze, ma i risultati del suo lavoro apparirono immediatamente controversi. Non necessita di commenti il fatto che nei documenti vennero riconosciute come vittime certe da attribuire al disastro da quel giorno al 2005 solo un cinquantina di persone. Per giunta si considerò assolutamente inesistente qualsiasi forma di connessione dell’incidente con i casi di malformazione riscontrati tra i neonati, le piante e gli animali, negando anche l’incremento dei tumori tra la popolazione. Si definì una connessione diretta dell’accaduto solo con l’aumento del cancro alla tiroide tra i giovani.

Malgrado l’incertezza che avvolge ancora la questione, è ormai chiaro che una zona di circa 2600 chilometri quadrati attorno alla centrale rimarrà contaminata probabilmente per i prossimi 24000 anni, con la registrazione di un forte aumento dei casi di mortalità e sterilità tra gli animali della zona. Appaiono, per giunta, molto frequenti tra i giovani i casi di problemi cardiovascolari e ormonali gravi. Accanto alle conseguenze sulla salute fisica delle persone ci sono le conseguenze psicologiche: il trauma delle migliaia di persone sfollate, come dimostra l’altissimo numero di casi di ansia e depressione, non è ancora stato minimamente elaborato.

Glenda Oddi

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