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“Arte e Vita”, raccolta fondi per costruire pozzi in Kenya

Fabiana Macaluso, artista torinese, vende una parte dei suoi quadri per costruire pozzi a beneficio delle popolazioni più bisognose. L’economia del territorio si basa esclusivamente sulla coltivazione delle piante, pertanto è fondamentale avere l’acqua che consente di irrigare gli orti.

Le azioni di solidarietà sono un valore aggiunto nella società perché è importante preoccuparsi anche delle popolazioni più bisognose. Fabiana Macaluso (nella foto di Fabiana Macaluso), artista torinese e attivista con il suo progetto “Arte e Vita” finalizzato alla raccolta fondi mediante la vendita di alcuni suoi quadri, è impegnata ad aiutare due villaggi del Kenya mediante la costruzione di pozzi con i quali favorire l’agricoltura. L’economia del territorio si basa esclusivamente sulla coltivazione delle piante, pertanto è fondamentale avere l’acqua che consente di irrigare gli orti. Con Fabiana Macaluso vogliamo conoscere l’esperienza in Kenya per comprendere la situazione sociale ed economica.

Come ha iniziato il suo impegno nel favorire la costruzione di pozzi in Kenya?

«Questa idea è nata dentro di me da quando sono stata in Kenya, durante uno dei miei viaggi. Ed è proprio in quel territorio che ho conosciuto un mondo diverso, composto di semplicità, di fratellanza, di amore: l’Africa è unica. Sono rimasta colpita dagli indigeni Masai, la loro cultura misteriosa che ha creato in me una nuova anima con tanta voglia di aiutare e di fare qualcosa per loro. L’aspetto che mi ha lasciato impressionata è stato quella di vedere i bambini che mi chiedevano la mia bottiglietta di acqua: non volevano le caramelle ma acqua da bere. Anche se i problemi in Kenya e in tutta l’Africa sono veramente tanti a me ha colpito proprio questo: la mancanza di acqua per molti di loro. Tornata in Italia ho riflettuto e ho deciso di creare opere dedicate ai Masai, usando il mio lavoro e la mia arte per metterla a disposizione dei più deboli; con i profitti costruire beni di prima necessità come i pozzi (foto di Fabiana Macaluso), e quindi ho lanciato un progetto personale “Arte e Vita” e mi sono prefissata di risparmiare il più possibile. Tutto ciò è finalizzato a costruire i due pozzi d’acqua potabile per due villaggi a me rimasti nel cuore, e di concentrare le mie possibilità su di loro: villaggio Keresha e Msoloni dove vivono i miei amici kenioti (foto di Fabiana Macaluso). Non si può aiutare tutta l’Africa ma si può contribuire con piccoli gesti. Finalmente, da novembre 2017 con grande attesa e duri risparmi, il 1° gennaio 2021 ho cominciato il primo pozzo al Villaggio keresha e sono molto felice. Questo è per me un grande traguardo e spero che le persone apprezzino sempre di più la mia arte e comprandola mi aiuteranno a realizzare molto altro. Credo nell’arte e nel suo messaggio universale di pace e di amore. In questi anni ho aiutato come ho potuto anche a vaccinare alcuni di loro contro la malaria, e anche con il cibo o cure mediche necessarie per chi ne aveva urgenza. Ho fatto quello che ho potuto ma avrei voluto fare di più».

L’economia del territorio si basa esclusivamente sull’agricoltura, quindi un pozzo artesiano dove prendere l’acqua è fondamentale. C’è un tipo di commercio di agricoltura?

«Sì. I più fortunati che hanno acqua coltivano la loro terra anche per rifornire gli alberghi nei dintorni; si usa molto il km zero genuino e aiutare chi può permetterselo. La maggior parte di questi villaggi non sono così fortunati ad avere l’acqua, per capire la loro condizione bisogna andare a vedere con i propri occhi».

Quali canali di comunicazione adotta per realizzare questi progetti?

«L’unico canale è la rete Internet ed è grazie ai telefoni cellulari, usando WhatsApp, che loro hanno ricevuto da me, spedito tramite DHL in Kenya, che possiamo sentirci ancora.

Non tutti ne posseggono uno di ultima generazione».

L’impegno nel sociale nasce da una particolare sua esigenza?

«Non è nata da una esigenza ma dal profondo del mio cuore, da un mio sesto senso, da una mia approfondita riflessione che mi ha guidata a fare tutto ciò. Dopo aver visto tanta sofferenza che non trovo corretta, siamo nel 2021 e ancora oggi ci sono troppi disagi».

La pittura che ruolo riveste in questo suo impegno?

«La mia arte in questo mio progetto chiamato “Arte e Vita” e finanziato da me diventa un veicolo sociale; spero che lo sarà di più per aiutare i più deboli. Sono comunque una persona che ama l’esotico e il tribale nell’arte, studio di questi popoli anche in via di estinzione, quindi mi sento in dovere di sensibilizzare la loro grandezza e bellezza rara».

Info

Per coloro che vogliono aiutare il progetto “Arte e Vita” possono trovare alcune opere alla galleria Queen Art Studio di Padova

Francesco Fravolini

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