Qualche domanda a Stefano Fassina

In occasione della manifestazione Primavera Romana – Festa per il programma di Roma Ventuno, che si è svolta all’ex mattatoio della capitale dall’11 al 13 settembre 2020, ho incontrato l’On. Stefano Fassina al quale nello scorso mese di luglio, alla Camera dei Deputati, avevo chiesto la disponibilità per un’intervista.
Era dentro uno dei tanti padiglioni, oggi adibiti a varie attività culturali, stava lavorando sopra una scala affaccendato con altri operai per installare un reggi proiettore. Quando ci siamo salutati si è ricordato dell’intervista assicurandomi che avrebbe mantenuto l’impegno.

Vista la situazione sociale che da anni i cittadini italiani subiscono in ogni ambito, Lei è d’accordo con chi sostiene che la colpa derivi da una politica mediocre?
Io credo, parlo per la mia parte politica, che dopo l’89 la sinistra è stata vittima di una deriva liberista che l’ha destinata a rappresentare le istanze degli interessi più forti, ed ha attuato politiche che invece di tutelare hanno aggravato le condizioni di coloro che storicamente aveva rappresentato. È stato un processo graduale e lungo che ha prodotto un allontanamento dal rapporto con le fasce sociali più deboli: ora dobbiamo puntare a recuperare quel rapporto. Ecco, in sintesi, in che modo vorrei leggere la mediocrità.

PCI, l’Ulivo, PD, Articolo Uno, Liberi e Uguali, Patria e Costituzione. È l’ideologia che perde i riferimenti culturali o si è alla ricerca di qualcosa che innovi?
È la presa di coscienza, via via che ti confronti e studi, che alcune cose vanno radicalmente cambiate, e mentre ti trovi con compagni di viaggio, che ripeto da oltre 30 anni, sono fermi a analisi e rappresentanze che non ti corrispondono più. Io credo fermamente nella possibilità di tornare a rappresentare coloro che le politiche liberiste hanno lasciato indietro, hanno ignorato, hanno lasciato senza voce.

Secondo Lei quale sarebbe il problema più urgente da inserire nelle agende dei partiti politici?
La lotta alle disuguaglianze. Però mi sembra che con l’attuale maggioranza di governo qualche piccolo segnale di volontà di cambiamento si inizi a vedere. Penso per esempio alla politica di interventi pubblici che si comincia a intravedere.

Cosa pensa dei risultati nelle ultime consultazioni elettorali, in particolare sul referendum per la diminuzione del numero dei parlamentari?
Penso sia stato un passaggio elettorale positivo, che può essere trasformato da PD e M5S, da accordo emergenziale e improvvisato raggiunto un anno fa,  in una incisiva prospettiva di “fase” per la ricostruzione morale, economica e sociale dell’Italia. In particolare il referendum, che si è affermato in modo così netto, credo debba essere ora la spinta per attuare anche le altre parti del punto 10 del programma di governo: legge elettorale proporzionale, base pluriregionale per eleggere il Senato e riduzione dei delegati regionali, regolamenti di Camera e Senato. Da elettore del Sì ringrazio i sostenitori civici del NO, decisivi nel dare decenza e spessore costituzionale alla proposta.

Prossimamente, a Roma, si terranno le elezioni per il rinnovo del Sindaco. Perché i cittadini non dovrebbero più votare quello attuale?
Con Raggi sono stati quattro anni inconcludenti. A mio avviso deve fare un passo indietro per favorire il dialogo con i 5S. È oramai una figura divisiva, che si è affermata in una stagione di contrapposizioni frontali. Ora dobbiamo guardare a tutto l’universo M5S.

Bruno Cimino

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