SE NON FOSSE UN BACIO… I SIGNIFICATI NASCOSTI DEL “BACIO” DI KLIMT

Il bacio di Klimt (1907) è una delle opere più amate dell’arte moderna; è sufficiente guardarsi intorno per accorgersi della sua vasta diffusione nell’oggettistica a tema, tuttavia, queste molteplici riproduzioni rischiano di offuscare il senso originale dell’opera. L’interpretazione più comune è quella di due amanti, lui in piedi, lei in ginocchio, colti nel momento dell’amore erotico e spirituale, sospesi in una dimensione infinita, dove ogni altra cosa cessa improvvisamente di esistere. I loro corpi sono coperti da vesti sontuose, decorate con foglie di oro vero, tecnica che l’artista apprese da suo padre (orafo-incisore), e che volle assolutamente riprodurre nel quadro, dopo essere rimasto colpito dalla bellezza dei mosaici di S. Vitale a Ravenna. Una diversa interpretazione vede, però, nel bacio (in un primo momento intitolato semplicemente Amanti) la rappresentazione più completa del totale appagamento sessuale tra un uomo e una donna, un paradiso di sensazioni fisiche che escludono la dimensione sentimentale: le vesti nascondono i loro movimenti, evidenziando le natiche della donna, mentre i fiori di parnassia (simbolo di fertilità) e le foglie del prato, accarezzano sensualmente le gambe della ragazza dai rossi capelli. Ipotesi plausibile, se pensiamo che il suo eccentrico autore, amante dei gatti e delle belle donne, era letteralmente ossessionato dal sesso, celebrato nella forma stessa del quadro (la sagoma dei due amanti sembrerebbe avere, infatti, forma fallica). Klimt era affascinato dal mondo femminile. Intorno a lui, un harem di modelle seminude, era pronto a soddisfare ogni suo desiderio artistico e sessuale, e non è un caso se alla sua morte, ben quattordici donne presentarono istanza per il riconoscimento di figli illegittimi. Caricandosi di valenze femministe, l’opera potrebbe, però, rappresentare anche l’emancipazione femminile. In totale contrasto con l’opera letteraria di Otto Weininger, Sesso e Carattere, che relegava la donna ad un ruolo passivo nella società e nella sessualità, il quadro potrebbe simboleggiare l’emergere della volontà autonoma della donna: la mano è chiusa a pugno sul collo dell’uomo, quasi a voler fare resistenza, il volto è contratto… Lui vorrebbe baciarla, ma lei si gira dandogli la guancia. Ai loro piedi, il prato fiorito (evidente richiamo al mito di Zeus ed Era) sembra precipitare in un dirupo, mentre i piedi della donna si trovano in una posizione instabile, diretta proiezione di un momento d’amore che non vuole essere vissuto. Non sappiamo cosa Klimt avesse realmente voluto rappresentare: «Se volete sapere qualcosa di me, guardate con attenzione i miei quadri», avrebbe detto, ma per il suo stile non accademico e certamente non convenzionale, l’opera è in grado di affascinare le generazioni di ogni secolo. Ambra Belloni

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