Quando la meditazione entra tra i banchi di scuola accade che…

Cosa dice il monaco scrittore Thic Nhat Hanh.

“Il talento più grande di un insegnante è quello di essere felice”. A metterlo nero su bianco è Thic Nhat Hanh, il monaco-scrittore, autore del libro “Insegnanti felici cambiano il mondo”. Per poter dunque trasmettere la felicità ai discenti è indispensabile che sia l’insegnante per primo a sperimentare su di sé questo stato interiore. Se è vero infatti che “l’amore è negli occhi di chi guarda” è altrettanto vero che la felicità è uno stato da vivere interiormente. E come si fa a mantenere costante questo stato di benessere e felicità? Tutti noi siamo, più o meno, in grado di fare esperienza di stati momentanei e passeggeri di felicità. Ma il monaco si riferisce a ben altro.

Ovvero la felicità di cui parla il monaco ha più le sembianze di un’abitudine da coltivare nella vita quotidiana. Solo dopo un serio addestramento sarà quindi possibile riprodurre nelle proprie classi le esperienze e competenze acquisite. L’approccio a cui si accenna è quello legato alla pratica di meditazione e di mindfulness. Peraltro la disciplina meditativa e di mindfulness sembra portare particolare beneficio ai bambini affetti da disturbi dell’apprendimento. 

A rivelarlo una sperimentazione, condotta dal gruppo di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Bambino Gesù. A darne notizia anche un quotidiano scolastico “La Tecnica della scuola”. Ebbene stando a quanto si legge, “i bambini che avevano seguito il percorso mindfulness hanno manifestato un miglioramento nelle prove cognitive incentrate su esercizi di attenzione svolti al computer”.

Perché questo? Perché, citando testualmente “i bambini sono più facilmente in grado di raggiungere gli obiettivi in quanto, porre l’attenzione su di sé aiuta a scoprire le emozioni e a restare focalizzati sul presente”. Per cui prendere consapevolezza di ciò che si prova, migliora anche il livello di perseguimento dei risultati che si vogliono ottenere. Di conseguenza anche chi rischierebbe di perdersi tra i tanti stimoli esterni, fonti di distrazione, è così in grado di ottenere migliori performance.

   Di Maria Teresa Biscarini

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