Mamoiada: scopriamo l’Italia meno nota

Mamoiada si trova nella parte più interna della Barbagia, in un territorio dove sgorgano e scorrono numerosi corsi d’acqua, attraverso terreni adibiti in buona parte all’agricoltura o al pascolo.
La presenza di queste risorse ha attirato insediamenti umani fin dal neolitico e preneolitico con una varietà di tracce archeologiche e antropologiche significative, dai nuraghe fino ai menhir e dolmen.
Colpisce Sa perda pintà, ossia la pietra dipinta, una lastra alta 270 cm istoriata con cerchi concentrici e coppelle in tutto simili ad analoghe lastre diffuse nell’area dei Celti.
Altri lasciti architettonici importanti sono rappresentati dalle chiese, la chiesa di Loreto con una cupola ricca di affreschi che fu costruita intorno al 1600, in santuario dei santi Cosma e Damiano che ricalca una struttura molto più antica e che si trova a fianco della strada che porta a Gavoi e che è circondato da una serie di casette per i pellegrini.
L’area fu abitata in epoca prenuragica, nuragica e romana (presenza di domus de janas e nuraghi).
Nel medioevo appartenne al Giudicato di Arborea e fece parte della curatoria della Barbagia di Ollolai.
Alla caduta del ducato passo sotto il dominio del marchesato di Oristano, per poi passare sotto la denominazione aragonese.
La parlata è caratterizzata da speciali fenomeni fonetici e lessicali, tanto che si parla di dialetto barbaricino.

Benedetta Giovannetti

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