L’ambientalismo del futuro nel nuovo volume di Silvano Vinceti

L’approccio scientifico senza pregiudizi anche su argomenti spinosi come nucleare e termovalorizzatori è alla base del “Manifesto per un nuovo ambientalismo”.

Ci sono persone la cui capacità intellettuale di spaziare fra epoche, argomenti e temi del variegato mondo culturale è direttamente proporzionale al vigore espressivo e alla forza comunicativa tali per cui non basta una semplice intervista per coprire tutti gli aspetti di una vita passata ad osservare e leggere il presente, scavare nel passato, anticipare il futuro.

Una di queste è Silvano Vinceti, personalità poliedrica difficilmente incasellabile in una definizione di per se stessa limitante, in quanto, allo stesso tempo: scrittore, storico, ricercatore, studioso d’arte, ma anche protagonista del dibattito politico, consulente parlamentare e del Ministero dell’Ambiente, autore e conduttore di programmi televisivi, nonché tra i fondatori del movimento politico “Verdi del sole che ride”, presidente dell’Associazione ambientalista: “Kronos 1991” negli anni dall’’88 al 1993 e presidente del Comitato nazionale per la valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali.

Nel suo sconfinato curriculum figurano altresì ricerche scientifico-documentali sui resti mortali di Matteo Maria Boiardo, Francesco Petrarca, Caravaggio, Angelo Poliziano, Pico della Mirandola e su Lisa Gherardini, la presunta Gioconda leonardesca, sulla cui effige pittorica, tra l’altro, ha recentemente individuato e localizzato il ponte che figura sullo sfondo.

Per provare a conoscerlo meglio, offrire ai Lettori una golosa anticipazione del suo ultimo lavoro di prossima pubblicazione ed anticipare, altresì, un suo imminente coinvolgimento attivo all’interno della web TV Touchplay con una serie di interventi mirati su temi ambientali, gli abbiamo rivolto alcune domande

Ambientalismo, Arte, Cultura, Storia, come si coniugano questi elementi nella sua parabola di formazione?

La prima fase della mia vita è stata caratterizzata dalla militanza politica, dapprima nel Partito Radicale e, in seguito in quella ambientalista, a partire dal 1986, con l’esperienza dei “Verdi del sole che ride” di cui sono stato tra i fondatori e coordinatori prima di abbandonare la formazione per la non completa condivisione di quella che consideravo una impostazione ideologica e dogmatica al tema ambientale.

In parallelo, però, ho coltivato un percorso personale di studi filosofici e di ricerca storica con particolare riferimento ai grandi del passato che mi ha portato, dal 2010 in poi, ad affrontare sfide e ricerche confluite in altrettante scoperte e libri che ne hanno raccontato la genesi e l’evoluzione; mi riferisco, in particolare, al lavoro su Caravaggio, a quello su Leonardo da Vinci e la Gioconda, con gli scavi al convento di Sant’Orsola a Firenze sui resti mortali di Lisa Gherardini.
Ad un certo punto, la radice ambientale mai del tutto avvizzita in me ha prodotto un nuovo virgulto e l’entusiasmo per le questioni ambientali ha trovato nuova linfa.

Ci può spiegare meglio?

Avevo constatato che il modello ambientalista, in Italia, era rimasto un po’ troppo ancorato a vecchie concezioni di trent’anni fa, vieppiù esasperate da elementi catastrofisti. A questo punto ho voluto costruire una sorta di laboratorio di esperti recuperando anche ex colleghi coordinatori del movimento di allora che, come me, avevano sviluppato una visione ambientalista più liberale, lanciando all’uopo un nuovo movimento; “ambientalisti liberal”

Per un anno circa, senza particolare clamore, abbiamo lavorato tentando di rielaborare una nuova cultura della politica ambientale partendo dall’esame critico del sostrato culturale ambientale che sta alla base dei cosiddetti movimenti “verdi” e proponendo una visione più laica e scientifica in grado di superare alcuni pregiudizi molto limitanti dal punto di vista dello sviluppo.

Tutto questo è stato condensato in un libro pubblicato da Armando Editore…

Si titola: “Manifesto per un nuovo ambientalismo – Nucleare, termovalorizzatori, OGM, gestione alternativa del territorio” (NdR: disponibile in prevendita, qui) e condensa una prospettiva non ideologica nell’approccio ai temi e alle urgenze ambientali opponendo una sorta di nuovo umanesimo ecologico come risposta operativa alla vecchia visione naturacentrica.

L’idea è quella di rimettere al centro l’Uomo togliendoli la maschera di mero distruttore dell’ambiente per ridargli dignità e responsabilità nel processo di sviluppo sostenibile che riguarda anche l’economia e il benessere. 

Nel concreto, il volume si arricchisce di contributi su temi di stringente attualità da parte di coloro che quotidianamente si confrontano con essi ai massimi livelli, dall’energia – di cui non si rifiuta a priori la soluzione del nucleare, ovviamente di nuova generazione – ai rifiuti, dalla mobilità sostenibile, al futuro della produzione alimentare grazie alle possibilità offerte dall’editing del genoma; dagli effetti dell’inquinamento, anche acustico, sulla salute umana, alle opportunità del turismo declinato nella compenetrazione tra fattori ambientali e culturali.

Su questo punto mi sento di spendere qualche parola in più perché nella visione proposta dal volume non c’è più separazione tra turismo ambientale e turismo culturale: l’ambiente diventa elemento strutturale delle proposte di turismo culturale e gli elementi culturali (siti archeologici, sistemi museali, opere architettoniche e artistiche) del territorio diventano sostanziali per una proposta più integrata di turismo ambientale.

Vorrei sottolineare, infine, che il volume è il primo scritto in Italia che presenta una sintesi culturale, politica e programmatica e per un nuovo ambientalismo.

Su quest’ultimo aspetto, quello legato al turismo, mi sembra evidente la volontà di fare sintesi con l’altro suo grande amore, quello per la Storia del passato.
Credo che la cultura sia un volano imprescindibile per la valorizzazione del territorio e quindi dell’ambiente, penso al binomio Caravaggio-Porto Ercole o al “ponte della Gioconda” (Romito di Laterina in provincia di Arezzo) che possono essere veri e propri laboratori dove l’elemento naturalistico-paesaggistico, quello storico, e quello culturale possono e devono concorrere allo sviluppo di proposte in grado di creare ricchezza locale.

Tornando al libro, ha parlato della necessità di un nuovo umanesimo ambientalista, che cosa intende con questo?

Credo che un nuovo umanesimo sia non solo auspicabile, ma necessario; certo occorre evitare la riproposizione in chiave contemporanea delle apologie del ‘400 tipo l’esaltazione del mito storico, qui intesa come ideologia intoccabile, o quella del potere personale.
L’Uomo, oggi, deve ritrovare il suo posto consapevole nella Natura, solo allora potrà intervenire saggiamente senza distruggere.

Per approfondire, guarda la puntata dedicata su Speciale Touch qui.


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