La “Casa Green” dell’UE non considera il patrimonio storico italiano

Provvedimenti ideologici che obbligano anziché incentivare.

Con un aggiornamento ANSA del 13 marzo 2023 da Bruxelles giungono news sulle famigerate “Case Green”. “Il testo – viene titolato – non tiene conto delle differenze tra diversi Stati membri”. “Tutti condividiamo l’obiettivo dell’efficientamento energetico degli edifici, ma il testo in cantiere è l’ennesimo esempio di come non si dovrebbe condurre la transizione ecologica”. Questo quanto dichiarato dal capodelegazione di FdI Carlo Fidanza, nel suo intervento in seduta plenaria a Strasburgo, in merito alla direttiva UE in materia di prestazioni energetiche degli edifici. 

Proseguendo con la lettura dell’ANSA si comprendono anche i motivi esposti. “In primo luogo – è sempre Fidanza a dichiarare – non si tiene conto a sufficienza dei diversi Stati membri. Particolarmente significativo è il caso dell’Italia che vanta un patrimonio edilizio unico per valore storico e culturale. In secondo luogo perché è un provvedimento che obbliga, anziché incentivare, caricando il costo di gravosi interventi su famiglie e Stati membri”. 

Un intervento dell’eurodeputato che va dritto ai punti più nodali della questione, da cui deriverebbero disastrose conseguenze a cascata. In primis, ne risentirebbe il mercato immobiliare ma non solo. E’ sempre in sede d’intervento alla plenaria che viene puntato il dito sui “rischi per il sistema bancario, rincari dei prezzi per i lavori edilizi, blocco degli interventi antisismici, deturpamento di luoghi attrattivi per il turismo”. In altri termini: una rovinosa sequela di eventi a cascata frutto di “provvedimenti fin troppo ideologici e – nella migliore delle ipotesi – privi di sano realismo” ha concluso l’eurodeputato. A questo punto, la domanda nasce spontanea, avrebbe detto qualcuno: “Ma ha senso ancora parlare di Unione di Stati?”.

   Di Maria Teresa Biscarini

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