Stupro. La ragazza sporca: il romanzo che dà voce alle vittime di stupro

Stupro. La ragazza sporca è la storia di Monica, una ragazza di sedici anni la cui spensieratezza è stata spazzata via una sera, all’improvviso, da un gruppo di quattro ragazzi. Quattro mostri che, a causa della loro violenza, hanno cambiato per sempre la vita della giovane. Stefania De Girolamo, l’autrice, dà voce a Monica, ma è come se desse voce a tutte le vittime violentate o stuprate, accomunate dalla profonda sofferenza che lacera anima e corpo. Mette in luce come troppo spesso queste vittime siano costrette al silenzio, a farsi forza da sole perché abbandonate da tutti, a trovare il modo di dimenticare quanto accaduto; perché, purtroppo, il tema dello stupro e, in generale, della violenza sulle donne viene sovente trattato con sufficienza, senza dare il giusto peso alla brutalità e alla portanza psicologica ed emotiva che un atto del genere può avere su chiunque lo subisca. La cronaca ne parla spesso, certo, ma quali sono le azioni concrete che vengono fatte per risolvere questo genere di violenze? Come fa una vittima a sentirsi al sicuro e compresa quando, a partire da familiari e amici, la cosa viene sottovalutata? Come riesce a lenire le ferite inflitte dallo stupro quando sono le autorità stesse, che dovrebbero intervenire pesantemente contro chi commette questo genere di reati, a puntare il dito contro la vittima stessa, accusandola di essere troppo provocante, troppo sfrontata, troppo donna?

Monica si ritrova a vivere proprio questa situazione: al suo fianco ha una madre, che, nascosta dietro il velo dell’omertà, non ha il coraggio e la forza di affrontare quello che è accaduto alla figlia; continua la sua vita come niente fosse, come per un tacito accordo preso con la giovane, costretta anche lei a vivere le sue giornate comportandosi come se tutto fosse come prima, come se la sua innocenza e spensieratezza fossero ancora intatte. Gli amici non sono da meno: quando la vedono arrivare a scuola e si accorgono del suo comportamento strano, piuttosto che indagare sulle cause e cercare di dare supporto alla ragazza, preferiscono isolarla. La sua migliore amica per prima. Monica si trova quindi a fare i conti con la solitudine, e soprattutto con la colpa: ritiene di essere lei che la causa dell’accaduto, come se fosse lei la persona ad aver sbagliato, a non essere stata in grado di reagire alla crudeltà, ad aver percorso quel viale che la portava verso la casa sicura a un’ora troppo tarda. Una colpa che, secondo lei, è visibile a tutti, come macchie di sporco risaltano su un indumento bianco. E la ragazza è costretta a convivere con il costante pensiero dello stupro: i quattro ragazzi diventano i suoi incubi e le sue allucinazioni, le loro risa sguaiate rimbombano nella sua testa mandando in confusione la sua mente, i loro occhi intrisi di odio la osservano in qualunque suo movimento. Tutto ciò non lo può condividere con nessuno. E, crescendo, la paura si trasforma in rabbia. Una rabbia che riesce a sfogare lavorando in un locale notturno, dove si esibisce in danze sensuali e provocanti. Ed è proprio in questo locale che Monica individua un piccolo spiraglio che crede possa essere l’appiglio sicuro a cui potersi aggrappare per ottenere il suo riscatto: una sera arriva nel locale un giovane avvocato, Marco, con il quale inizia un gioco di sguardi che, piano piano, li porta a innamorarsi l’uno dell’altra. Un amore che nasce in sordina, ma che, con estrema lentezza, inizia a concretizzarsi nelle loro uscite. Fino a che questa piccola speranza di rinascita svanisce all’improvviso, quando Monica incrocia da vicino lo sguardo di Marco. E vede nei suoi occhi quello sguardo. Si capisce, quindi, come l’autrice, con questo romanzo, voglia lanciare un grido di aiuto per le fragili donne stuprate e violentate, voglia essere la loro portavoce perché si presti più attenzione a un tema così complicato. Queste vittime hanno bisogno di un sostegno concreto, della vicinanza delle persone care, della comprensione da parte di chi ha l’autorità per prevenire e punire questi atti. I discorsi, le belle parole, le promesse non mantenute non servono di certo per risolvere questo problema che sta, sempre più, infestando la nostra società e che è la dimostrazione di come l’umanità delle persone si stia sempre più perdendo, lasciando il posto, invece, a una bestialità inaudita e incomprensibile.  

Marianna Tocceri

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