by Bruna Fiorentino
A Roma da qualche giorno è ripreso, con diverse sedi, il laboratorio teatrale “Il Viaggio” di Vic Giannini che da tempo, oramai riscuote, un buon consenso.
Siamo andati a trovare l’eclettico Vic Giannini per una breve intervista su questa sua attività, a nostro avviso culturale di impegno sociale.
Domanda – Vic Giannini è un artista conosciuto come musicista, cantante, scrittore, uomo di teatro e altro ancora. In che cosa lei si riconosce di più?
Risposta – In tutte queste. Può sembrare presuntuoso ma ho iniziato a “fare teatro” esattamente quando esordivo nel mondo della musica. Era la fine del 1976, avrei esordito come bassista in uno dei gruppi di musica italiana conosciuti all’epoca e contemporaneamente iniziai a frequentare un laboratorio teatrale nel mio liceo. Da allora la musica ed il teatro sono stati il binario su cui mi sono mosso. Negli anni a seguire le attività hanno coinciso. Ho composto musiche originali per molti spettacoli teatrali ed anche per alcuni spettacoli di danza moderna e contemporanea.
D – Quando è nata l’idea del laboratorio teatrale e perché il nome “Il viaggio?”
R – È nata nel momento in cui ho terminato di seguirne e questo è successo all’inizio degli anni ’80. Avevo già partecipato come assistente al docente ed ero affascinato dalla grande potenza del laboratorio teatrale. Però per essere in grado di condurne uno ho dovuto aspettare, non solo di accrescere le competenze necessarie, ma soprattutto una maturità tale che ti consentisse di lavorare con le persone, con i loro punti di forza e soprattutto con i loro punti di debolezza. Il nome “Il Viaggio” rappresenta ciò che facciamo, cioè un viaggio dentro noi stessi, per conoscerci meglio ed in taluni casi per iniziare a conoscerci. Inoltre, è un viaggio all’interno della scoperta delle emozioni.
D – Chi sono le persone che si iscrivono al suo corso e cosa si aspettano dalle sue “lezioni”?
R – Da un punto di vista anagrafico, direi da maggiorenni fino a 120 anni. Da un punto di vista delle capacità, può partecipare chiunque, sia che abbia esperienze di teatro o sia completamente debuttante. Una frase che dico sempre è che “per partecipare ad un laboratorio teatrale occorre una buona dose di coraggio, di follia e di desiderio”.
D – E lei cosa si aspetta dagli allievi?
R – Quello che chiedo, soprattutto all’inizio, è di “avere fiducia”. Prima di tutto in sé stessi e poi nel lavoro che facciamo all’interno del laboratorio teatrale. Poi è necessaria l’attenzione, la voglia di misurarsi, la voglia di affrontare le debolezze e la voglia di ridere. Perché ridere? Perché affronteremo cose che ci faranno pensare profondamente ed altre che affronteremo ridendo. Ci saranno molti esercizi di improvvisazione e lì tutto può e deve accadere.
D – In che zone di Roma esercita questa attività e in quali strutture?
R – Al momento sono tre: presso lo storico Teatro San Genesio in zona Prati, proprio di fianco alla Rai di viale Mazzini. Un secondo presso il Centro Culturale “Aurora” molto attivo e conosciuto in zona Decima. Il terzo è presso il Centro Anziani “Decima-Torrino” che offre moltissime attività ai propri iscritti.
D – Il laboratorio è aperto a tutti, giovani, anziani, uomini donne?
R – È aperto a tutti, con o senza esperienza teatrale. Perché l’obiettivo è quello di crescere acquisendo strumenti utili a migliorare come attori, come persone ed affrontare la propria vita, anche professionalmente lontana dal teatro, con maggiore consapevolezza di sé.
Insomma, un’opportunità per migliorare sé stessi e sentirsi impegnati socialmente nel palcoscenico della vita.