I consumi culturali sono in ripresa

La fotografia della situazione economica emerge dal decimo report dell’Osservatorio longitudinale sui consumi culturali degli Italiani di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con Swg

«Consumi culturali in generale ripresa, ma ancora sotto al livello pre-pandemico. Diminuiscono i consumatori, ma aumenta la spesa media dei consumatori abituali di prodotti culturali. Si ritorna a vedere gli spettacoli in presenza e aumenta la percezione del ruolo attrattivo delle iniziative culturali per il territorio. Si stabilizza la scelta tra digitale e carta per libri, quotidiani e riviste». Sono questi i principali risultati che emergono dal decimo report dell’Osservatorio longitudinale sui consumi culturali degli Italiani di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con Swg. Quello che possiamo notare è un generale ritorno alla normalità delle attività culturali, purtroppo sacrificate maggiormente dalla pandemia del Covid-19. A questo scenario dobbiamo aggiungere la ripresa delle buone abitudini degli italiani che desiderano informarsi e vedere spettacoli teatrali, senza essere obbligati a usare il web come è accaduto nel periodo dell’emergenza sanitaria. Alla fine esce uno spaccato sociale che mostra una ripresa a beneficio della cultura e dello svago inteso in senso generale. Scendiamo nel dettaglio per conoscere la situazione.      

Analisi del settore

«Per i consumi culturali, il 14% del campione afferma di non spendere denaro, mentre, tra chi spende denaro, il 39% dichiara di avere ridotto la spesa, a fronte di un 17% che l’ha aumentata o in virtù del rialzo dei prezzi o per una specifica scelta di aumento di questo tipo di consumi. Rispetto allo scorso anno è in calo la proiezione dei consumi futuri, con l’eccezione di riviste, quotidiani e concerti. Circa il 10% degli intervistati mostra un incremento netto dei consumi rispetto al passato. C’è un effetto di generalizzata riduzione del numero di consumatori a fronte di un aumento della spesa media, sia per fattori inflattivi (per cui si spende di più per acquistare lo stesso bene/servizio rispetto al passato), sia per un effettivo incremento dei consumi della quota di popolazione interessata a questo tipo di beni. Ad esempio, rispetto al 2021 si registra una crescita della spesa per assistere a concerti dal vivo (+28,1 euro), partecipare a festival culturali (+9,7 euro) o visitare mostre e musei (+8,7 euro). L’indice di sintesi dell’andamento dei consumi culturali degli italiani conferma per il 2022 la ripresa, mostrando dinamiche molto diverse in relazione ai diversi consumi specifici. Per esempio, la fruizione di programmi, film e telefilm in tv da canali a pagamento è aumentata del 10% rispetto al 2019. La proiezione dei consumi futuri rispetto all’anno scorso è in calo, con l’eccezione di riviste/fumetti e quotidiani (18%, in variazione +1%) e i concerti dal vivo (dato stabile al 14%). Il risultato è che l’indice generale rimane ancora al di sotto del dato 2019, mentre alcuni degli indici specifici hanno ampiamente superato il dato 2019. Al netto dei valori dell’indice, i dati sulla percezione delle spese sostenute e di quelle per i prossimi mesi evidenziano un andamento ambivalente, da un lato si riduce il numero di consumatori, dall’altra aumenta la spesa media di chi continua ad acquistare beni e servizi culturali. Le prospettive sul primo trimestre 2023 sono in linea con quelle registrate per il mese di dicembre 2022, anche se la spesa media percepita nel mese di dicembre 2022 appare più bassa (66,2 euro). Il dato della rilevazione di dicembre 2022 conferma una serie di tendenze in atto che vedono un progressivo allontanamento dalla fruizione digitale degli spettacoli dal vivo a favore della partecipazione in presenza e una stabilizzazione dei rapporti tra consumi digitali e fisici per quanto riguarda la lettura di libri, quotidiani e riviste. Mentre cresce l’utilizzo delle piattaforme web in abbonamento e in streaming (+3% rispetto a dicembre 2021), spinta soprattutto dalle generazioni più giovani (under 34 per il 44%), restano stabili rispetto a un anno fa le quote di lettori, sia in cartaceo (ancora ampiamente prevalente con 53%) che in digitale. La fruizione dei quotidiani resta legata in maggioranza all’utilizzo delle edizioni web gratuite (56%)». 

Francesco Fravolini

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