Esisterà ancora libertà online?

Il Parlamento Europeo, il 26 marzo 2019, ha approvato la direttiva sul copyright modificando, quindi, le regole sul diritto d’autore. Il tutto fatto, almeno sulla carte, per salvaguardare la libertà di espressione e permettere agli editori e a chiunque crei notizie sul web di poter negoziare con i giganti del web. L’obiettivo, infatti, è quello di avvantaggiare autori, scrittori, editori, giornalisti, e produttori musicali e cinematografici per, in generale, sostenere i settori della stampa e il settore creativo.

Da un lato, questa nova direttiva era forse necessaria per aggiornare una normativa sul copyright ferma al 2001, quando il web era totalmente diverso da quello che è oggi. Dato l’estremo sviluppo della creazione giornalistica e artistica online, e in generale di contenti prodotti da terzi e ospitati su piattaforme esterne (Facebook, Google, Youtube etc.) che, però, guadagnano grazie a questi contenti. Con questa direttiva ci si vuole assicurare, quindi, che questi giganti rispettino i diritti dei proprietari dei materiali e rimuovano contenuti protetti da copyright. Il tutto, però, gestito con due articoli molto controversi.

Specificando che l’originario articoli 11 è ora l’articolo 15 e l’originario articolo 13 è ora l’articolo 17, i due articoli, rispettivamente, avrebbero dovuto introdurre: una tassa sui link e un filtro sul caricamento dei contenti. Tuttavia non c’è tracci di queste due misure, bensì solo del fatto che gli autori delle opere giornalistiche e non devono essere giustamente remunerati in base ai proventi percepiti dagli editori da parte delle grandi piattaforme (come Google News).

Come? E si torna alla link tax e all’upload filter, di difficilissime applicazioni per motivi diversi. Di conseguenza, visto che i giganti del web hanno comunque il coltello dalla parte del manico, molti si preoccupano che questa nuova legge possa solo indebolire la libertà d’opinione su internet dando maggior potere di “esclusione” alle grandi piattaforme.

Cosa succederà, davvero? Staremo a vedere.

Domenico Attianese

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