Animalista è chi vuole innalzare lo stato legale e giuridico degli animali, abolire gli allevamenti intensivi, il loro trasporto a lunga distanza e la sovrappesca. Animalista è colui il quale ritiene abominevole la crudeltà “religiosa”, “culturale” e il traffico illegale di animali. L’animalista è d’accordo ad abolire totalmente la caccia, a vietare la produzione e l’importazione di pellicce e chiede sia la sperimentazione sostitutiva senza animali sia di porre fine al randagismo, non ultimo a riconoscere più animali d’affezione.
Non si tratta solo di desideri, ma di nobili obiettivi per i quali sono scesi in campo molti scienziati, personalità del mondo dell’arte, del cinema, della musica e semplici cittadini organizzatisi in fondazioni, associazioni e partiti politici nati per difendere questa causa, non solo dunque con la protesta, anche veemente per attirare l’attenzione del mondo distratto, ma operando concretamente con studi, reportage, donazioni, inchieste e fornendo soluzioni adeguate.
Grazie al lavoro degli animalisti alcuni governi e rami istituzionali mondiali sono stati quasi obbligati a scrivere leggi che, sebbene difficili da applicare, si possono ritenere una manifestazione di buona volontà, una boccata d’ossigeno o, se preferite, una spinta ottimistica per continuare ad operare in favore di chi non può difendersi.
La Terra non è abitata solo dai quasi 8 miliardi di persone, che sono solo lo 0,01 % circa della vita che c’è sul pianeta, esistono migliaia di milioni di altre specie che la rendono forse unica in tutto l’universo. E l’uomo ha il dovere di rispettarle. Sono queste le conclusioni alle quali sono giunti i personaggi e le associazioni di cui accennavamo prima, che dedicano parte della loro vita a far sì che si mantenga l’equilibrio naturale necessario.
Ma sono pochi, sicché una noce in un sacco non fa rumore. Ecco perché le sofferenze dell’ambiente che ci circonda non diminuiscono e si traducono ciclicamente in epidemie come quella del Covid19 che stiamo subendo.
Da molti anni gli ambientalisti ci fanno sapere che l’uso indiscriminato di pesticidi sta mettendo in pericolo le nostre stesse vite e modificando il ritmo della natura. Dall’inizio della nostra civilizzazione, l’83% di tutti i mammiferi liberi in natura e metà delle specie di piante sono state cancellate a causa della “mano umana”. La totale trasformazione della vita sulla Terra si evince anche dalla completa modificazione della biodiversità o, spesso, dalla mancanza della stessa.
Le catastrofiche immagini dei ghiacciai che si sciolgono e delle foreste che bruciano sono documenti sui quali dobbiamo riflettere seriamente, altrimenti non serviranno più gli applausi a mezzogiorno o gli inni patriottici alle 18:00. L’ecologia non è una parola per i talk show televisivi, così come è inutile insistere su ideologie di antropocentrismo che non determina alcunché. La sovrapproduzione, la contaminazione dell’aria, le devastazioni naturali, lo sfruttamento incontrollato delle risorse naturali non conoscono l’autorità umana, dilagano nel loro innaturale processo di morte anche nei confronti di chi lo ha determinato.
Solo se ci renderemo conto che la sorte dell’umanità è interdipendente riusciremo a superare qualunque avversità.
Possiamo fare quasi tutto, ma nulla deve compromettere la vita delle future generazioni.
Bruno Cimino