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Alberto Savinio, il De Chirico ingiustamente dimenticato

De Chirico non era solo De Chirico, erano diversi De Chirico. E uno di loro, Andrea Francesco Alberto de Chirico, fratello minore di Giorgio De Chirico, è stato uno dei più grandi scrittori Italiani del XX Secolo. Forse il nome non vi dirà nulla, ma questo è perché il De Chirico ha sempre scritto sotto pseudonimo, sotto lo pseudonimo di Alberto Savinio.

Savinio si diplomò da giovane in pianoforte e composizione, una vocazione, quella della musica, che lo avvicina prima delle altre arti e con la quale scandaglia l’animo umano.  Tuttavia, per quanto l’intensità artistica del De Chirico musicista non sia minore di quella che il fratello mette nella pittura, è la scrittura l’arte che lo consacrerà.

Nel 1918 Savinio pubblica la sua prima opera, l’Hermaphrodito, un testo molto strano e ambiguo, come il nome che porta. Il testo era legato alla chiave di lettura del suo titolo, così come del sottotitolo: Microscopio-Telescopio. Due elementi in grado non solo di alterare la visione dell’essere umano, ma di farlo in due maniere completamente opposte. Come opposta era la fusione di anime e corpi all’interno dell’Hermafrodito.

Pur avendo cambiato cognome, tuttavia, un De Chirico è sempre un De Chirico, e la pittura, specialmente metafisica, non ha abbandonato nemmeno Savinio. La dualità è uno dei cardini della sua pittura, così come la trasformazione: un esempio ne è Penelope la donna-uccello, ma sue saranno anche molti temi cari al fratello, come il mistero e la metafisica in primis, ma anche l’utilizzo dei ritratti “a finestra” e dei dipinti all’interno dei dipinti.

Una delle opere più interessanti, sperimentali e riuscite di Alberto Savinio è la “Nuova Enciclopedia”, nata da un moto di insoddisfazione per le enciclopedie esistenti. Un insieme di voci a lui care che uniscono la pedagogia e la cultura intrinseche e necessarie in un’enciclopedia alla forza letteraria propria della letteratura.

Savino morì a Roma nel 1952 e le sue opere stanno venendo riscoperte e rivalutate in questi ultimi anni, ma sempre troppo tardi.

Domenico Attianese

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