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In evidenza Viaggio nell'Italia della memoria

A Spoleto i fantasmi non sono solo storielle

di Marino Ceci

Spoleto si trova in Umbria, paese bucolico e tranquillo, circondato dalle sue bucoliche colline, uliveti e vigneti. Ottima location per l’inizio di un film horror, coi titoli di testa che scorrono su questa innocente vallata.
Se si parla con gli abitanti del posto, si svela una cittadina densa di misteri ed enigmi ancora irrisolti.

Nei suggestivi vicoli di Spoleto, riecheggiano storie sinistre cui basta solo porgere l’orecchio per scoprirne l’agghiacciante epilogo, dalle storie di fantasmi, alle efferate torture subite dai primi martiri cristiani, fino ai turpi racconti nati intorno al personaggio di Lucrezia Borgia, che qui soggiornò, il Tribunale dell’Inquisizione.

Notevole risonanza mediatica ha avuto il caso di un casolare infestato dai fantasmi: un acquirente lo ha acquistato con tutto il suo mobilio ma una volta ch’egli vi ha messo piede, ha ben compreso la ragione per la quale nessun mobile è stato sottratto alla vendita con la struttura stessa. L’acquirente ha infatti intentato una causa per annullare l’atto di acquisto, considerando le attività soprannaturali al suo interno come vizio a scapito dell’acquirente.
Ma questo è sono uno degli oscuri episodi conosciuti della zona.

La leggenda di Palazzo Congiunti a Monteleone di Spoleto è legata a quella di una bambina, rimasta uccisa durante un rastrellamento di cittadini ebrei da parte dei nazisti durante la seconda guerra mondiale. Pare che ogni anno, allo scoccare della mezzanotte del 23 luglio, si sentirebbero ogni anno le urla strazianti e i pianti della bimba: questa data coinciderebbe con quella della morte della bimba.

Si narra di una fanciulla di alta rango che, nel 1499, forte della sua bellezza, si avvaleva del veleno per ammaliare e assassinare i suoi amanti.

Addentrandosi per i sotterranei della città, si rinviene un antico ponte romano, il cosiddetto Ponte Sanguinario. Oggi il corso d’acqua ha deviato tragitto e le numerose piene nel corso del tempo seppellirono il ponte, rinvenuto solamente nel 1817, insieme a gran parte del sostrato urbano romano.

Tra le varie ipotesi storiche che si suppone abbiano dato al ponte questo insolito nome, la più accreditata dalla tradizione è quella del martirio di San Ponziano, patrono della città.

Sembra infatti che sotto l’imperatore romano Marco Aurelio, nel II secolo d. C., viveva a Spoleto un giovane nobile di nome Ponziano al quale si rivolse un anziano predicatore per convertirlo al Cristianesimo, abbandonando l’illusione del politeismo romano, in cambio della vita eterna. La notte stessa il Dio cristiano gli apparve in sogno vivido e travolgente che l’indomani decise di convertirsi al cristianesimo. In linea con le politiche anticristiane di Marco Aurelio, Ponziano fu dapprima gettato in preda ai leoni nell’anfiteatro, ancora visibile nei pressi del ponte, ma questi non ebbero l’ardire di avvicinarglisi; poi gettato nei carboni ardenti, cui sopravvisse. A quel punto i soldati lo condussero sul famoso ponte e, come altri numerosi cristiani, venne decapitato e la sua testa, gettata dal ponte.

Fonte di scricchiolii e rumori sinistri, l’Hotel del Matto a Spoleto, struttura imponente ormai in rovina, sulla cima del Monteluco, attira molti visitatori con il suo aspetto tetro, e concentra su di sé leggende di fantasmi tanto da richiamare vari cacciatori di fantasmi da tutta Italia per i suoi sinistri rumori.
Insomma, c’è un mondo terreno e “sovrannaturale” da scoprie in questa peculiare cittadina.

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