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Una fonte inestimabile: Il Cratere Francois

L’Italia è la culla dell’arte, è risaputo. Stime indicano che un terzo del patrimonio artistico mondiale si trovi nel bel paese. Tutti noi conosciamo le grandi opere, pubblicizzate e apprezzate in tutto il mondo, ma spesso le vere pietre miliari, i veri gioielli storici italiani passano inosservati. Ciò che vi propongo oggi è una di queste piccole meraviglie dell’arte, dalla storia travagliata e dal grande valore archeologico: il Cratere Francois.

Spieghiamo in breve che cos’è il Cratere Francois:
Il Cratere Francois prende il nome dal suo scopritore che lo trovò a metà del 1800. Questo cratere, tipologia di vaso in ceramica utilizzata per girare il vino, dalla forma simile a un bacile ma con le anse e un piede, viene collegato alla storia dell’arte greca, ma venne ritrovato in quella che in antichità era l’Etruria interna, oggi Chiusi. Il periodo artistico a cui viene collegato il cratere è l’età arcaica, un’età che segna un periodo di forte ripresa della Grecia, di cui godrà anche la zona dell’attica. Ed è proprio all’arte attica che viene associato il rinvenimento: il vaso rappresenta una delle migliori lavorazioni della ceramica attica detta “a figure nere”. Gli artisti creatori del cratere si chiamano Kleitias (vasaio) e Ergotimo (Pittore), creatori anche di questo tipo particolare di cratere (questo è il primo) detto “a volute”. Il vaso è datato intorno al 570 a. c. , alto 80 cm e il suo rinvenimento a Chiusi è conferma della grande espansione commerciale della Grecia arcaica

Ma che ha di speciale questo vaso?
La novità archeologica del vaso sta nelle sue raffigurazioni: sei fregi sovrapposti che prendono anche il piede, alternati da elementi decorativi tipici del periodo, per un totale di sette registri, con dettagli in sovra colore e tutti con iscrizioni per la narrazione. La conservazione del reperto e la sua ricchezza iconografica fanno del Cratere Francois uno delle fonti figurative sulla mitologia più ricche e ben conservate della storia antica.

I miti riportati sono: la caccia al cinghiale caledonio con l’eroina Atalanta, accoppiata sul retro con il mito di Teseo e i suoi uomini che danzano, dopo essere sfuggiti al minotauro;  I funerali di Patroclo accoppiato sul retro con una centauromachia (lotta fra centauri) con Chirone, il maestro di Achille; Il matrimonio tra Teti E Peleo, circondate da tante divinità che assistono al primo matrimonio tra un uomo e una dea; l’agguato di Achille verso Troilo, il figlio di Priamo, accoppiato sul retro con il ritorno di Efeso all’olimpo, portato da Dioniso; sul piede la rappresentazione della lotta tra pigmei e gru.

Curiosità:
nel 1908, il custode del museo in cui è conservato, prese inspiegabilmente a bastonate l’opera d’arte che fu poi ricomposta e riesposta. Ecco perché tutt’oggi contiene alcune lacune.

Per apprezzare questo piccolo capolavoro basta recarsi al museo archeologico nazionale di Firenze, dove è conservato.

Elena Caravias

Foto: wikipedia

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