By Laura Tenuta
Classe ’69 Salvatore Schiano di Colella, gran punto di riferimento, mi hanno rimandato a lui, pozzo di sapere sulla storia di queste due isole.
Nello specifico guida turistica che accompagnava al Carcere di Santo Stefano, oggi ritenuto inagibile.
Salvatore, inizia quest’attività, per caso, quando Pino Pepe (ai tempi guida lui stesso), gli chiede di collaborare.
Quest’incarico, aumenta, semplicemente la sua passione per la storia della sua terra che coltiva come autodidatta.
Nel ’99, quando iniziano le campagne di scavo di Villa Giulia lavora lì come operaio e la sua fame del sapere si alimenta: legge, s’informa e studia quella che per lui “è la storia dell’isola, giacchè l’attuale comunità, è relativamente giovane”.
Un piccolo excursus: Ventotene, durante il periodo dell’ossidiana (circa 4.000 anni fà), viene usata come officina di lavoro, più o meno nella zona attualmente chiamata Fontanelle (le cave stavano a Palmarola) così già la preistoria, l’annovera tra le isole della rotta dell’ossidiana, insieme a Palmarola, Sardegna ed isole siciliane, data la presenza di schegge di questo materiale, usato per lame ed utensili.
Dopo l’ossidiana arrivarono i Greci, come da toponomastica, Pandataria dal greco Pandoteira,dispensatrice di ogni bene. Poi il suo nome cambiò in Pandotira, Pantatera, Ventatere, Bentetien, Vendutena, Ventotiene, oggi Ventotene.
I sec. A.C. l’Imperatore romano Augusto, fa edificare una villa, destinata all’otium, con porto e peschiera, ancora visibili. Luogo d’esilio di esponenti della famiglia imperiale, ad esempio Giulia, figlia dell’Imperatore Augusto accusata di giudaismo (2 sec d.C.)
Dopo il I secolo d.C., l’isola ha vissuto un periodo di spopolamento fino al medioevo, dove si rintraccia la presenza di monaci cistercensi.
1734 isole pontine patrimonio del regno di Napoli con Carlo III di Borbone,questo è il periodo in cui molto materiale archeologico viene esportato a Napoli,
Colonizzazione definitiva: 1772, Ferdinando IV di Borbone, porta al suo seguito 28 famiglie da Napoli, Sorrento e dintorni, periodo d’intenso sfruttamento agricolo.
Progetto di urbanizzazione nelle mani del maggiore del genio militare Antonio Winspeare e Francesco Carpi, mentre il carcere ubicato sull’isola di Santo Stefano, fu solo ad opera di Francesco Carpi.
Il Crispi inizia a dirigere i lavori del carcere, nel 1773 e lo conclude nel 1799.
Carcere con un canone panottico, ma non segue tutti i principi del panottismo del giurista Jeremy Bentham, codificato nel 1791
(panòttico2 s. m. e agg. [dall’ingl. panopticon, comp. di pan– e del gr. ὀπτικός «visivo»] (pl. m. –ci). – In architettura, tipo di edificio adibito a carcere (ideato dal filosofo e giurista ingl. J. Bentham alla fine del sec. 18°), di forma circolare, con un vano centrale che prende luce dal tetto in vetro e dal quale è possibile controllare tutte le celle, disposte lungo il perimetro. Il termine è stato successivamente usato per caratterizzare la pianta di edifici (generalmente carceri) a sviluppo radiale, con più corpi di fabbrica (bracci) che si dipartono da un elemento centrale http://www.treccani.it/vocabolario/panottico2/. )
Nel trattato, in realtà, oltre ai carceri vengono codificati i canoni per altre strutture architettoniche.
Così Santo Stefano, struttura unica nel suo genere, , segue le proporzioni del Teatro San Carlo di Napoli;nella fattispecie, però, anche se teatrale a tutti gli effetti, i ruoli s’invertono ed anche gli spazi gestiti.
L’opposizione sta nel fatto che gli spettatori stanno sul palcoscenico, gli attori sugli spalti e, la quinta scenica è occupata dalle guardie.
A dominare tutto questo spazio scenico, la torre, sita al centro del cortile, da precisare, non è una torre di controllo, bensì, nasce come chiesa.
Siamo in pieno Illuminismo e per questioni architettoniche, l’acustico è quello di un teatro in cui tutti devono sentire, nel particolare,la funzione religiosa.
Nelle conte allodiali (Archivio storico di Napoli sezione farnesiana) troviamo che Santo Stefano quando apre, apre per “custodia dei rei onde evitare la fuga dei condannati alla galera”.
Rari i documenti rinvenibili, strozzature burocratiche negli archivi, danno molta importanza alle rare biografie, fonte di grande valore.
Arriviamo al 1817, Ventotene e Santo Stefano diventano così luogo di esilio, per i contrastatori del regno di Napoli, mentre durante il fascismo, luogo di confino (tipico delle isole minori ad esempio Favignana, Ustica, Pianosa, le Tremiti).
1870 l’Ergastolo di Santo Stefano rimane con la sua natura di detenzione, mentre Ventotene di confino.
Cronache dell’epoca,ad esempio con Luigi Settembrini (detenuto dal 1851 al 1859, sfera politica liberale, periodo moti del ‘48) in Lettere dall’ergastolo , contatto epistolare pieno di dettagli e in Ricordanze della mia vita, possiamo rintracciare dettagli su come il carcere si fece carcere duro, in tutte le sue manifestazioni.
Tornando indietro di un secolo, tre i primi detenuti, oltre a quelli comuni, nel 1799 arrivano anche i giacobini, sopravvissuti alla Repubblica Partenopea del ’99.
Successivamente, continueranno detenuti comuni e politici, dopo io Giacobini, i Carbonari (moti del 20-’21), poi i liberali (il già citato Settembrini con i moti del ’48).
Con l’Unità d’Italia, i briganti ad esempio Carmine Crocco, a seguire gli anarchici: Pietro Acciarito e Gaetano Bresci, attentatori del re Umberto I;anarchici attentatori di Mussolini: Giuseppe Mariani e Ciro Lucetti.
Nel ’39 viene inaugurata la Cittadella confinaria, i cameroni a Ventotene; in circa 800 stanno al confino, per motivi politici di cui 100 donne.
Tutti di diversa estrazione politica, troviamo così:socialisti, comunisti, Giustizia e Libertà e, gli antifascisti, quest’ultimi presenti già tra il ’20 ed il ’22.
Tra gli antifascisti: Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, Eugenio Colorni., quest’ultimo non vide mai l’impatto che il loro scritto, che va sotto l’insegna di Manifesto di Ventotene, poichè muore prima.
Progetto di un Manifesto per un’Europa libera e unita, redatto su piccoli foglietti che vengono fatti recapitatre ad Enaudi, attraverso la moglie di Colorni Ursula Hirschmann.
La dinamica del manifesto, prevede il superamento dei sovranismi nazionali, evitare guerre continue che per secoli hanno animato tutta l’Europa, limitare i fraticidi, ma in realtà le prime azioni verso un concetto di Europa federale non hanno luogo; assistiamo, così ,dopo la guerra ad iniziative economiche e addirittura, con il Piano Marshall (1947), si ricorre all’aiuto degli Stati Uniti.
Nel ’65, il carcere viene chiuso e “Ventotene, purtroppo, venne costruita in funzione del carcere, nel momento in cui è venuto meno, è venuta meno una delle maggior fonti di sostentamento, anche l’agricoltura era in funzione del carcere. Custodi, guardie, contadini, in ogni famiglia vi era un impiegato del carcere. Cambiati gli standard della civiltà:carcere troppo duro e punitivo, solo il turismo è andato di pari passo, nessuna economia si è adeguata al cambiamento.
Attualmente all’opera per la rifunzionalizzazione e restauro conservativo del Carcere dell’Isola di Santo Stefano
Unione ha erogato i fondi 70.000.000 di euri.
A gennaio il soggetto attuatore Invitalia ha dichiarato che la messa in sicurezza, sta giungendo alla fine.
Quando l’archivio di Napoli renderà più semplice reperire i documenti? Quando i fondi stanziati ridaranno al pubblico, la visita al carcere?
Una cronaca di viaggio dovuta: Sandro Pertini in “crociera”
Nel 1925 condannato in contumacia, pena cinque anni di confino in Francia con Turati.
Fugge sotto falso nome Luigi Brogaglio, cittadino svizzero ma, nel ’29 viene riconosciuto, segnalato, arrestato nella stazione di Pisa, dove ha appuntamento con Ernesto Rossi.
Condannato a dieci anni e nove mesi di confino e tre anni di sorveglianza speciale, segregazione cellulare a novembre del 1929 giunge a Santo Stefano.
Nel dicembre del ’31, per motivi di salute, lo spostano a Turi (Bari), dove incontra Gramsci. A Turi non sono preparati per patologie respiratorie, quindi, viene trasferito a Pianosa.
Nel ’37 confino a Ponza, l’anno successivo Ponza chiude come confino e viene trasferito alle Tremiti, nel ’39 arriva a Ventotene dove sta fino al ’43.
Nel frattempo cade Mussolini e sale al potere il Maresciallo Badoglio.
Pertini lascia Ventotene, raggiunge Roma, ancora nelle mani dei nazisti, viene arrestato e condannato a morte dalle SS, braccio sesto di regina Coeli.
Ancora una volta con falsi documenti, evade, raggiunge il capoluogo lombrado, unico socialista, prende il Governo del Comitato di Liberazione di Milano.
Finiscono così, le detenzioni del Nostro grande ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini che più di altri ha rappresentato qualcuno che ha militato e pagato per per un’ideologia.