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“SISTERS WITH TRANSISTORS” UN AFFASCINANTE VIAGGIO CHE RIPERCORRE LE TAPPE DELL’EVOLUZIONE DELLA MUSICA ELETTRONICA AL FEMMINILE.

Noi donne siamo state attratte dalla musica elettronica quando la possibilità di comporre per una donna era di per sé controversa. L’elettronica ci ha permesso di fare una musica che poteva essere ascoltata dagli altri senza essere presa sul serio dall’Istituzione di dominio maschile”
(Laurie Spiegel)

Le musiciste in ambito elettronico e sperimentale sono sempre state oscurate dalla presenza maschile, anche se presenti.

La triennale di Milano quest’anno ha ospitato la presentazione di KORE il cui nome si ispira alla figura mitologica di Persefone, una fanzine incentrata sulla musica, completamente dedicata alle musiciste/producers donne. KORE un contenitore di storie e progetti creativi al femminile che si distinguono per il loro approccio sperimentale e avanguardista.

La prima uscita raccoglie le storie di 13 talentuose, musiciste, artiste, proveniente da tutto il mondo.

Il lancio e’ stato accompagnato dal live di Eva Geist, live performer italiana ma dal background berlinese, un’artista a tutto tondo che fa della sperimentazione e della ricerca la sua cifra stilistica.

Nell’ambito della presentazione è stato proiettato il film “Sisters With Transistors” un film documentario del 2020 diretto da Lisa Rovner.

“Questa è una storia di donne che sentono la musica nella loro testa, di suoni radicali, dove una volta c’era il silenzio”.

Il film, narrato dalla performer Laurie Anderson, racconta un affascinante viaggio che ripercorre le tappe dell’evoluzione della musica elettronica al femminile, le protagoniste sono finalmente le donne.

Si parte nel 1928 con Clara Rockmore, virtuosa performer uno dei primissimi strumenti elettronici il Theremin. Si raggiungono poi gli anni ’60 con Delia Derbyshire, nota per la realizzazione elettronica della sigla di Dr. Who (i diritti sulla musica gli furono riconosciuti solo dopo molti anni), per arrivare a Suzanne Ciani, “Diva del Diode”, nominata cinque volte per i Grammy Award, artista discografica new age. Suzanne Ciani la prima donna che si è fatta conoscere in questo ambito. Un divertente video del 1980 su You Tube, la ritrae in una intervista mentre illustra gli effetti del sintetizzatore che utilizza, all’attonito intervistatore Letterman.

Il film si conclude infine con Laurie Spiegel, esponente della musica ambient, le cui produzioni musicali sono state incluse nel Programma Voyager della NASA.

Il tutto è raccontato attraverso una sorta di collage, una vasta gamma di filmati d’archivio affascinanti intuizioni e interviste che cronologicamente descrivono l’evoluzione della cultura musicale, non solo in termini di linguaggio ma anche di tecnologia.

La cosa interessante è che molte delle donne profilate erano musiciste di formazione classica, matematiche brillanti. Oram rifiutò un posto alla prestigiosa Royal Academy of Music di Londra, per poter lavorare al leggendario BBC Radiophonic Workshop e alla fine costruì un proto-sintetizzatore che utilizzava un sistema di notazione su misura chiamato “Oramics”.

Sebbene queste donne abbiano dato un contributo vitale all’evoluzione della musica, i loro nomi sono stati dimenticati per troppo tempo. “Sisters With Transistors“, non e’ solo un documentario ma è la storia della ribellione  di dieci incredibili donne “sperimentali” che hanno combattuto per imporre la loro musica in spazi dominati dagli uomini: Clara Rockmore, Delia Derbyshire, Daphne Oram, Éliane Radigue, Maryanne Amacher, Bebe Barron, Suzanne Ciani, Pauline Oliveros, Laurie Spiegel e Wendy Carlos.

Marisa Paola Fontana

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