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Le Salamandrine e i rischi del cambiamento climatico

Le salamandrine sono un gruppo di anfibi che vive solo in Italia. Sono rappresentate da due specie, uniche rappresentanti del genere Salamandrina: la Salamandrina dagli occhiali (S. terdigitata) e la Salamandrina di Savi (S. perspicillata). Vivono entrambe nell’area appenninica, la Salamandrina di Savi più a nord della “sorella”.

Essendo presenti solo in Italia sono da considerarsi “endemismi” per il nostro paese.

Entrambe le specie sono molto simili tra loro: dalla forma di una lucertola (che però è un rettile), hanno dimensioni intorno ai 10 cm, dorso scuro con qualche macchia chiara e ventre bianco-nero-rosso con disegni differenti da un individuo a un altro.

Il rosso intenso delle parti inferiori serve a spaventare i predatori: quando minacciate rivoltano in avanti la coda, nella posizione tipica di molti anfibi, detto “unker-reflex”, mostrando il rosso fuoco che segnala la loro velenosità.

Come gli altri Urodeli, l’ordine di appartenenza che comprende anche le salamandre, hanno una lunga coda, ma solo 4 dita, invece delle 5 delle altre specie.

Le due salamandrine sono state oggetto di studio di un gruppo di ricercatori che ha appena pubblicato un interessante articolo sulla rivista Nature.

I tre autori, Loredana Macaluso, Andrea Villa e Massimo Delfino hanno studiato la distribuzione della specie nelle ere passate e l’effetto del clima sulle specie, un tempo diffuse anche in altri paesi europei come la Spagna e l’area balcanica.

La riduzione delle salamandrine alla sola penisola italiana è dovuta ai cambiamenti del clima negli ultimi millenni, dal Pliocene-Pleistocene ad oggi.

Gli effetti del clima e le emissioni di CO2 nell’atmosfera sono stati considerati dallo studio come gravi minacce future per le specie che potrebbero, nei prossimi 50 anni, ridurre notevolmente il loro areale, portandole verso l’estinzione.

Il contrasto al cambiamento climatico appare quindi necessario per la sopravvivenza di due specie che non possiamo permetterci di perdere.

Per approfondire:

https://www.nature.com/articles/s41598-021-01492-z?fbclid=IwAR0cWnfMzHIO79kg6WiGPJkevmwd8Hue82UUI0Krvojeu0DDjT90K7dhMQE

Daniele Capello

foto: By Bouke ten Cate – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=75473435

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