Accoglienza ed integrazione da parte di piccole comunità, rispondono a fattori storici, geografici e politici sempre peculiari.
Sacrofano, seconda metà del XIX sec.,sviluppo nell’edilizia e “fuga dalla città”, risultato notevole numero di immigrati.
Da Roma,dal resto del Lazio o altre regioni d’Italia, soprattutto dalla Calabria.
Significativo esodo dei rumeni degli anni novanta, stranieri di diverse etnie, paese non immune all’accoglienza profughi ucraini sfuggiti alla guerra ( sotto l’ala della Parrocchia).
Autoctoni radicati condividono la propria contingenza con forestieri coniugandola con una crescita collettiva, convivenza tra fedi:il cristianesimo (cattolici e ortodossi) l’islam e l’ebraismo (presenza di un ghetto ebraico).
In sinergia iniziative in un territorio interculturale, pluralismo religioso risponde al messaggio di Papa Francesco per cui i credenti sono tutti uguali alla ricerca di pace.
“Sacrofano Chiese Aperte” volontari non solo “scrofanesi”, capitanati da Giancolombo Gualerni (alacre ideatore di proposte, membro del gruppo Esploratori Veientani).
Anno giubilare il Parroco Giuseppe Aquilanti, attivo promuove disparate iniziative soprattutto a favore dei giovani, accoglie di buon grado l’idea.
Quattro le chiese, solo le prime due visitabili : San Biagio la Parrocchia e Santuario Madonna della Grotta fuori dalla cinta muraria (dove il 24 aprile avrà luogo una veglia di preghiera per Papa Francesco), San Giovanni nel borgo medievale (in fase di restauro), Santa Maria in campagna(della quale rimangono solo rovine) .
Sacrofano popolata al tempo degli etruschi (Ager Veientanus cfr A.A.V.V. Guida Archeologica del Parco di Veio); sacralità e religione sin dalle origini, toponomastica Sacrofanum, narra la leggenda che una scrofa in un momento di siccità trovo l’acqua presso Monte Musino (rinvenuti resti del tempio Giove Tonante ed Ercole Musino).
Le invasioni barbariche segnarono un punto di cesura, dove l’unico baluardo fu la Chiesa del “Patrimonio di San Pietro”.
Le sedi umane abbandonate nel patrimonio di S. Pietro .
Ripopolare l’area spettò al Papato ad opera di Adriano I con la Domusculta Capracorum ( 780 azienda agricola ricadente nei possedimenti della sua famiglia, dall’archivio troviamo anche fundus scrofanum 775, facente parte della diocesi di Santa Maria in Cosmedin Chiesa Cattolica greco-melchita Rione Ripa, il sincretismo germoglia).
Bolla Papale del 1027, Sacrofano passa alla diocesi di Selva Candida, periodo che coincide con l’incastellamento, il feudalesimo e la costruzione di San Giovanni.
Metà del XV secolo Signoria degli Orsini iniziò ad innalzare la Chiesa di San Biagio oggi Parrocchia (ampliata nel ‘700 sotto la dinastia Chigi ).
Tradizione orale e leggenda, miracolo avvenuto alla fine del XVII secolo, pretesto per la realizzazione del Santuario Madonna della Grotta.
Tutti i fine settimana un gruppo di volontari si presta affinché questi gioielli dell’architettura religiosa, possano essere visitati, come da calendario visite guidate grazie al contributo della restauratrice Alessia Felici.
Ramona Lucentini”Lieta di contribuire allo spirito di aggregazione, gruppo eterogenico che con il suo contributo aiuta a dare valore, anche alla sfera artistica”.
Rodolfo La Pietra:” L’iniziativa è inclusiva, posti che non si visitano nel quotidiano, una scoperta come ad esempio San Giovanni che spesso chiusa, non poteva offrire la bellezza che nasconde dietro alla sua secolare storia”.
di Laura Tenuta