by Bruno Cimino
Il primo Comune sciolto per infiltrazioni mafiose è stato Reggio Calabria, nel 1869, a seguito di un decreto regio. Lo scioglimento fu dovuto a brogli elettorali e ferimenti di avversari politici, attribuiti a una “setta di camorristi accoltellatori”.
Ma, il primo comune sciolto per mafia fu Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, nel 1991. In contemporanea, anche Casandrino in provincia di Napoli venne sciolto per lo stesso motivo.
Da poco più di trent’anni in Italia sono stati sciolti 389 Consigli comunali per infiltrazioni mafiose, di cui 25 annullati a seguito di ricorso (dati aggiornati al 30 marzo 2025). A questi si aggiungono 7 aziende ospedaliere.
Nel 1991, a seguito dei fatti di Taurianova il Ministro dell’Interno Vincenzo Scotti sottopose la questione al Consiglio dei Ministri e nacque il DL n. 164, (legge sullo Scioglimento dei Consigli Comunali per mafia), recante: “Misure urgenti per lo scioglimento dei consigli comunali e provinciali e degli organi di altri enti locali, di tipo mafioso”.
La legge che prevede il commissariamento dei Comuni è l’articolo 141 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali), noto anche come TUEL. Questo articolo disciplina lo scioglimento del Consiglio comunale e la nomina di un commissario per gravi motivi di ordine pubblico, per inadempienza degli obblighi europei o per grave pregiudizio agli interessi nazionali. Tale iter è adottato dal Presidente della Regione, su conforme deliberazione della Giunta regionale, su proposta dell’Assessore regionale competente in materia di autonomie locali. Il Prefetto istruisce la proposta e la invia al Ministro dell’Interno, che a sua volta la porta in Consiglio dei ministri per la deliberazione. Il provvedimento finale è un decreto firmato dal Presidente della Repubblica.
Il commissariamento di un Comune dura fino alla prima tornata utile di elezioni amministrative, mentre nel caso di scioglimento per infiltrazioni mafiose, la durata è da 12 a 18 mesi, prorogabili fino a 24 mesi per casi, e a seguire fino al primo turno elettorale utile, possibile in questo caso anche a novembre-dicembre.
Senza inoltraci nelle dinamiche della politica o in materie giuridiche che ti bloccano dentro sabbie mobili se non addirittura ti intrappolano in una giungla di commi, revisioni, addendum, ulteriori delibere eccetera, la domanda è: al giorno d’oggi non è forse anacronistico che un comune debba rimanere senza diretti amministratori per così tanto tempo? I commissari (il cui stipendio si aggira sui 13 mila euro mensili), pur competenti e certamente probi che siano, in qualunque Comune dove si trovano, svolgono l’indispensabile che non sempre si coniuga con le complete necessità del cittadino il quale quotidianamente deve affrontare impegni sempre più crescenti in una non facile realtà economica, di sviluppo e di assistenza sociale in generale.