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Arte & Cultura

Niente è più prezioso di una biblioteca

by Bruno Cimino

Niente di più inestimabile equivale, a parità di importanza per la vita dell’umanità, alle biblioteche sparse sulla terra. 

La nobiltà sociale è nata quando il primo uomo comprese quanto fosse importante riunire i suoi pensieri, parole e opere che testimoniano della sua esistenza in un unico luogo che conosciamo con il nome di biblioteca il cui significato etimologico deriva dal greco, “bibliothéke”, che significa “luogo di libri”. 

Per risalire alla loro origine bisogna andare indietro nel tempo di almeno tre secoli a.C. quando il re Tolomeo I d’Egitto raccolse migliaia di volumi depositandoli in un luogo ben definito formando la mitica biblioteca d’Alessandria.

Nella cosiddetta area della Fertile Mezzaluna, durante la III Dinastia di Ur, tra il 2600 a.C. e sino al 2100 a.C., vennero conservate in un apposito archivio, che viene ricordato come la biblioteca sumera di Ur, un imponente edificio a forma piramidale (la ziggurat di Ur) con migliaia di tavolette in argilla e pece che riportavano testi letterari e religiosi, lessicali e storici, documenti politici, ordini reali, testamenti e racconti mitologici come la saga di Gilgameš. 

L’esploratore e scrittore Werner Keller, nel suo libro “La Bibbia aveva ragione”, tradotto in 24 lingue, pubblicato nel 1955 e rivisto nel 1978, riporta tra le sue scoperte archeologiche in Mesopotamia, l’esistenza di queste innumerevoli raccolte di scritti in tavolette di argilla. Oggi rimangono solo alcune migliaia di reperti che ne ricordano l’esistenza.

Le prime vere e proprie biblioteche, così come le intendiamo oggi, furono quella di Assurbanipal (sec. 7° a.C.) a Ninive e, nel secolo successivo, tra i greci, quelle di Policrate a Samo e di Pisistrato in Atene. Ma la più celebre rimane senza dubbio la Biblioteca di Alessandria, in Egitto, realizzata nel III secolo a.C.: al tempo di Callimaco conteneva circa 49mila volumi e 700mila al tempo di Giulio Cesare. Sul presunto incendio doloso di questa biblioteca, datato nel 47 a.C., rimangono molti dubbi; di sicuro decadde già durante l’Impero Romano. L’altra grande biblioteca dell’età ellenistica era quella di Pergamo, fondata da Eumene II con  200mila volumi. 

Nel 2019, in Italia sono state censite 7.425 biblioteche pubbliche, private e statali. Il 58,3% del totale dei Comuni ha almeno una biblioteca. Sono frequentatissime da studenti, giornalisti e studiosi per ricerche e approfondimenti. 

Nel 2022 il 10,2% della popolazione si è recata in biblioteca almeno una volta nel corso dell’anno, dato in aumento rispetto al 7,4% del 2021, ma ancora distante dal 15,3% del 2019.

Tra le biblioteche più apprezzate nel mondo ricordiamo quella dell’Abbazia di Admont, la Joanina di Coimbra, la Biblioteca Pubblica di New York e la Palafoxiana della città di Puebla in Messico. Inoltre, la Biblioteca del Congresso di Washington, conosciuta con il nome di Biblioteca del Congresso, conserva oltre 158 milioni di documenti in 470 lingue.

In Italia possiamo vantare la Biblioteca Capitolare di Verona, definita dal paleografo Elias Avery Lowe (1879-1969) “la Regina delle collezioni Ecclesiastiche”; la Nazionale Centrale di Firenze (8.941.135 volumi); la Nazionale Centrale di Roma (6.235.560 volumi); la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli (1.593.732 volumi); la Biblioteca universitaria di Bologna (1.300.992 volumi) e la Biblioteca dell’Università degli Studi di Firenze (1.300.000 volumi).

Le biblioteche sono i luoghi sacri della cultura per la conservazione del pensiero dell’uomo, per le sue vittorie in ogni campo dello scibile, luoghi che ospitano le testimonianze di chi siamo e cos’è tutto quello che ci circonda attraverso libri, giornali, CD, DVD o digitali, come ebook, basi di dati e riviste elettroniche.

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