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Ambiente & Società

Negoziati cruciali a Roma in occasione della COP16

I negoziati sulla biodiversità sono tornati al centro del dibattito internazionale. Dopo la sessione pionieristica tenutasi a Cali, in Colombia, le delegazioni si riuniscono nuovamente a Roma, dal 25 al 27 febbraio presso la sede della FAO, per affrontare le questioni rimaste in sospeso. Il tema cruciale di questa fase negoziale è la trasformazione dei sistemi agroalimentari, considerata un elemento centrale per il successo globale nella conservazione della biodiversità. La ripresa della sessione della sedicesima riunione della Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica (COP16). Per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, questa conferenza rappresenta un’occasione fondamentale per ribadire un concetto chiave: trasformare i sistemi agroalimentari non è solo vantaggioso, ma essenziale per la salvaguardia della biodiversità globale.

L’importanza della biodiversità per la sicurezza alimentare

Secondo Kaveh Zahedi, Direttore dell’Ufficio per il Clima, la Biodiversità e l’Ambiente della FAO, la biodiversità è assolutamente fondamentale per la sicurezza alimentare e per la trasformazione dei sistemi agroalimentari. La capacità di produrre cibo in modo sostenibile e garantire che tutti abbiano accesso a un’alimentazione adeguata dipende direttamente dalla diversità biologica. I settori agroalimentari – dall’agricoltura all’allevamento, dalla silvicoltura alla pesca – dipendono intrinsecamente dalla biodiversità. Gli impollinatori, come api e farfalle, sono essenziali per la riproduzione delle colture, mentre i microorganismi nei suoli garantiscono il ciclo dei nutrienti e la crescita delle piante. Anche la biodiversità genetica delle specie coltivate e allevate è cruciale: una maggiore variabilità genetica consente una maggiore resilienza agli stress ambientali, alle malattie e ai cambiamenti climatici.

COP16: obiettivi e sfide dei negoziati a Roma

L’incontro di Roma rappresenta un’opportunità per consolidare l’attuazione del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework (KMGBF), un piano d’azione globale per la conservazione della biodiversità. Uno degli aspetti centrali del dibattito riguarda la mobilitazione di almeno 200 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 per sostenere la biodiversità e la riduzione degli incentivi dannosi per un valore di 500 miliardi di dollari annui. Un punto chiave della discussione riguarda il meccanismo finanziario e il ruolo del Global Environmental Facility (GEF), con particolare attenzione al Global Biodiversity Framework Fund, destinato a finanziare la transizione verso un’agricoltura sostenibile. La FAO sta lavorando per garantire che i Paesi possano accedere a questi fondi in modo efficace. Un altro aspetto critico dei negoziati riguarda la definizione degli strumenti per misurare i progressi rispetto ai 23 obiettivi del KMGBF. La FAO, custode di oltre 25 indicatori del quadro di monitoraggio, sta sostenendo l’introduzione del nuovo Headline Indicator 22.1, che collega la sicurezza dei diritti fondiari delle popolazioni indigene alla salute degli ecosistemi.

La riduzione dei rischi da pesticidi e le collaborazioni internazionali

Un altro tema centrale in discussione riguarda la riduzione dei rischi legati all’uso dei pesticidi, come previsto dal Target 7 del KMGBF. I paesi stanno valutando diverse strategie di monitoraggio, tra cui la “concentrazione ambientale dei pesticidi” e la “tossicità totale applicata aggregata” (ATAT), che misura la nocività complessiva delle sostanze chimiche utilizzate. Oltre agli aspetti tecnici, la FAO sta promuovendo collaborazioni con altre convenzioni internazionali per integrare le considerazioni sulla biodiversità in tutti i settori pertinenti. A Roma si discuterà anche di un possibile piano d’azione per l’Iniziativa Internazionale sulla Biodiversità per l’Alimentazione e la Nutrizione e della cooperazione con le convenzioni sulle sostanze chimiche e sui rifiuti, con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento da plastica e mitigare il suo impatto sulla biodiversità.

I risultati di Cali e le prospettive dopo la COP16

Nonostante alcune questioni ancora irrisolte, la COP16 di Cali ha già segnato alcuni importanti successi. L’elevazione del ruolo delle popolazioni indigene e delle comunità locali è stato un traguardo significativo, con l’istituzione di un organismo dedicato ai loro diritti e alla loro partecipazione attiva nelle decisioni sulla biodiversità. Inoltre, è stato raggiunto un accordo sulle Digital Sequence Information (DSI), che riguarda la condivisione delle informazioni genetiche digitali e il loro utilizzo per la conservazione. Il cosiddetto Cali Fund mira a mobilitare risorse per sostenere la conservazione della biodiversità e garantire che i benefici derivanti dall’uso delle informazioni genetiche siano equamente distribuiti. Questo aspetto è fondamentale per la giustizia ambientale e per il riconoscimento del ruolo chiave che le comunità locali e indigene svolgono nella protezione della biodiversità.

La COP16 di Roma rappresenta quindi una tappa cruciale per consolidare gli impegni presi a Cali e per definire le strategie future per un equilibrio sostenibile tra conservazione della biodiversità e sviluppo agroalimentare. I prossimi giorni saranno decisivi per tracciare la rotta verso un futuro in cui agricoltura e biodiversità possano coesistere in un sistema globale più resiliente e sostenibile.

Riccardo Pallotta©

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