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Arte & Cultura

Milena Quaglini, la prima serial killer del dopo guerra.

Abbiamo già raccontato di alcune serial killer donna oggi raccontiamo la storia della vedova nera dell’Oltrepò Pavese, Milena Quaglini. 

La sua è una storia molto particolare che nasconde un intreccio di dolere, abusi e disperazione tanto poi da finire nell’omicidio per autodifesa. 

Nata a Mezzanino nel 1957 la donna è fin da piccola vittima della violenza e dei soprusi da parte del padre alcolizzato che la picchiava regolarmente unitamente alla moglie e alle sue sorelle. 

Questo spinse Milena a scappare di casa a 18 anni compiuti e a trasferirsi nel comense dove compie lavori saltuari e dove conoscerà il suo primo marito, un uomo buono con il quale avrà un figlio. 

Il marito però si ammala di diabete e muore qualche anno dopo. 

La donna rimasta sola inizia a soffrire di depressione e a diventare dipendente dall’alcol. 

Si traferisce quindi a Travacò Sicommario dove conosce un secondo uomo purtroppo simile a suo padre, violento, geloso, ossessivo e paranoico al quale però rimane legata e con il quale avrà due bambine. 

Per sopravvivere alle prevaricazioni la donna si rifugia nella pittura, nell’alcool e negli antidepressivi, ma la situazione degenera quando la casa viene pignorata per debiti. 

La donna si trasferisce con i figli in Veneto dove lavora come portinaia e come badante presso un signore di 83 anni. 

Milena è in difficoltà con i soldi e l’anziano signore gliene presta parecchi salvo però poi richiederli indietro o in contatti o con un pagamento in natura. 

Nel settembre del 1995 tra i due scoppia una violenta colluttazione a seguito di un tentato stupro la donna lo uccide con una lampada e viene condannata a 20 mesi di carcere dopo sua stessa confessione. 

Tornata libera torna dal secondo marito, quello simile al padre e la situazione si presenta la stessa, alcol botte e violenze. 

La situazione precipita e lei decide di farlo fuori nel sonno strozzandolo con la corda della tapparella poi va a denunciarsi dai carabinieri. 

In sede processuale viene riconosciuta semi inferma di mene e i giudici la condannarono a sei anni e 8 mesi da scontare in una comunità di recupero, ma dopo un anno è di nuovo libera.

Trova quindi ospitalità presso un uomo in cambio dello svolgimento di lavori domestici ma l’uomo reduce da una condanna a sei anni per aver violentato la figlia, abusa anche di Milena. 

Poco dopo però l’uomo scompare ed il suo corpo viene trovato pochi giorni dopo in un giardino vicino casa. 

Milena confessa anche questo omicidio e viene condannata e spostata nel carcere di Vigevotto, dove viene sottoposta a perizie psichiatriche, che la rivelano, incapace di intendere e volere, parzialmente capace e l’ultima capace di intendere e volere al momento del delitto e lucida anche nei momenti successivi.

Seguita da specialisti sembra trovare la sua serenità ma i demoni non smettono di tormentarla e nel 2001 si impicca.

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