Lo spreco alimentare rappresenta una delle sfide più urgenti del nostro tempo, con implicazioni economiche, ambientali e sociali. Ogni anno, tonnellate di cibo perfettamente commestibile finiscono nella spazzatura a causa di scadenze troppo rigide, problemi nella catena di distribuzione o semplicemente per mancanza di consapevolezza da parte dei consumatori. In questo contesto, Tesco, uno dei giganti della grande distribuzione nel Regno Unito, sta testando una soluzione innovativa per affrontare il problema: eliminare la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” su alcuni prodotti freschi, lasciando ai consumatori la responsabilità di valutare la loro commestibilità.
Il problema dello spreco alimentare
Secondo le statistiche della FAO, circa un terzo del cibo prodotto a livello globale viene sprecato. Nei supermercati, una delle principali cause di spreco è l’etichettatura: molti consumatori interpretano erroneamente la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” come una vera e propria data di scadenza, quando in realtà indica solo il periodo in cui il prodotto mantiene le sue qualità ottimali. Questo porta milioni di persone a gettare alimenti ancora perfettamente buoni, contribuendo all’incremento dei rifiuti alimentari. Per contrastare questo fenomeno, Tesco ha avviato un test rimuovendo la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” da oltre 30 prodotti di frutta e verdura, tra cui mele, patate, limoni e cipolle. L’obiettivo è responsabilizzare i clienti, spingendoli a valutare autonomamente la freschezza degli alimenti tramite vista, olfatto e tatto. Questa iniziativa segue un percorso già intrapreso da altre catene di supermercati, come Morrisons e Co-op, che hanno adottato strategie simili per ridurre gli sprechi. Secondo Tesco, i primi risultati del test sono promettenti: meno prodotti vengono scartati, sia dai supermercati sia dai consumatori.
Rivoluzione con benefici ambientali ed economici
Ridurre lo spreco alimentare ha benefici significativi a livello ambientale. Ogni tonnellata di cibo non sprecata equivale a una riduzione delle emissioni di anidride carbonica generate lungo tutta la filiera produttiva. Secondo il WRAP (Waste and Resources Action Programme), nel Regno Unito il cibo sprecato genera l’equivalente di 25 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Anche a livello economico, l’iniziativa è vantaggiosa: meno sprechi significano meno costi per la gestione dei rifiuti per le aziende e un risparmio diretto per i consumatori, che imparano a utilizzare i prodotti più a lungo. L’iniziativa di Tesco pone l’accento sull’importanza dell’educazione del consumatore. È necessario un cambio di mentalità, che riporti le persone a fidarsi maggiormente dei propri sensi invece di basarsi esclusivamente sulle date riportate sulle confezioni. Per supportare questo cambiamento, alcune campagne di sensibilizzazione stanno insegnando ai consumatori a riconoscere quando un alimento è ancora buono. Tesco ha anche avviato collaborazioni con organizzazioni benefiche per distribuire i prodotti invenduti a chi ne ha bisogno, un altro passo fondamentale nella lotta allo spreco.
Un Modello Replicabile?
L’esperimento di Tesco potrebbe essere adottato anche in altri Paesi? L’Italia, ad esempio, ha già introdotto normative che incoraggiano la donazione di cibo e il riutilizzo di alimenti ancora commestibili, ma la grande distribuzione potrebbe seguire l’esempio di Tesco per migliorare ulteriormente la situazione. La sfida sarà comunicare efficacemente ai consumatori il significato di questo cambiamento, evitando confusione o eccessiva prudenza che potrebbe avere l’effetto contrario. L’iniziativa di Tesco è un esempio di come le grandi aziende possano assumere un ruolo attivo nella lotta contro lo spreco alimentare, non solo con politiche di distribuzione più efficienti, ma anche educando i consumatori. Se questo test darà risultati positivi, potrebbe essere un punto di svolta nel modo in cui il cibo viene etichettato e consumato, con vantaggi per tutti: ambiente, aziende e consumatori.
Riccardo Pallotta©