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Leone XIV: un Papa che unisce il Nord e il Sud del mondo

Il Conclave ha scelto. Il 267° Papa della Chiesa cattolica è Robert Francis Prevost, agostiniano, statunitense e peruviano, nato a Chicago nel 1955, ma cittadino del mondo. Il suo pontificato si apre nel segno della continuità con Francesco, ma con uno stile diverso: più riservato, più riflessivo, forse meno impulsivo, ma altrettanto radicato nel Vangelo e attento alle periferie. Papa Leone XIV, questo il nome scelto, è un uomo di frontiera. Lo dicono la sua biografia e le parole di chi gli ha camminato accanto. “In lui convivono il pragmatismo di un nordamericano e la sensibilità dei latinoamericani”, ha detto un suo stretto collaboratore. È probabilmente “il meno americano dei cardinali americani”, considerando che ha vissuto due terzi della sua vita in America Latina e in Europa. E proprio in quella capacità di costruire ponti tra mondi diversi, culturali, geografici, ecclesiali, molti osservatori leggono la chiave della sua elezione.

Dalla Chicago degli anni Cinquanta al Perù

Robert Francis Prevost nasce il 14 settembre 1955 a Chicago, in un’America scossa dal delitto a sfondo razziale di Emmett Till, adolescente afroamericano originario proprio della metropoli dell’Illinois. È figlio di Louis Prevost, sovrintendente scolastico di origini francesi e italiane, e di Mildred Martinez, di origini spagnole, laureata in biblioteconomia e con due sorelle religiose. Cresce nel South Side, quartiere popolare e multiculturale. Frequenta la scuola St. Mary of the Assumption e poi il seminario liceale degli agostiniani. Si laurea in matematica nel 1977 alla Villanova University, e subito dopo entra nel noviziato dell’Ordine di Sant’Agostino. Dopo gli studi teologici a Chicago e in Diritto Canonico a Roma, viene ordinato sacerdote nel 1982 da Jean Jadot, pro-presidente del Segretariato per i non cristiani. Negli anni Ottanta inizia la sua missione in Perù, prima a Chulucanas, poi a Trujillo. Insegna teologia, forma giovani religiosi, vive accanto ai poveri, in contesti segnati da povertà, violenza e instabilità. “Porta al Collegio Cardinalizio il cuore di un missionario e anni di esperienza ministeriale che spazia dalle aule accademiche ai quartieri poveri”, scriverà nel 2023 l’Unione Teologica Cattolica.

Un’esperienza globale

Rientrato negli Stati Uniti alla fine degli anni ’90, viene eletto priore provinciale e poi, nel 2001, priore generale dell’Ordine agostiniano, incarico che manterrà per dodici anni, con base a Roma. In questo periodo visita le comunità agostiniane di tutto il mondo, dalla Corea al Congo, passando anche a Tolentino, maturando una visione profondamente universale della Chiesa. Nel 2014 Papa Francesco lo chiama nuovamente in America Latina, nominandolo vescovo di Chiclayo, nel nord del Perù. Lì ottiene la cittadinanza peruviana. In un’intervista a Vatican News, ricorderà la vicinanza di Francesco in quegli anni: “Mi chiedeva: ‘Come stai? Come vanno le cose?’”. La sua visione del ruolo episcopale è chiara: “Un buon pastore non vive isolato. Vive vicino al popolo di Dio, con compassione e amore. Deve saper governare e amministrare, ma prima di tutto annunciare Cristo con la propria testimonianza”.

Il Papa che viene dalla terra ferita

Leone XIV è anche un ponte tra le ferite ambientali del pianeta. La sua formazione in America Latina, dove i cambiamenti climatici si intrecciano con l’ingiustizia sociale, lo ha sensibilizzato profondamente verso la custodia del pianeta. Nelle sue prime parole pubbliche dopo l’elezione, ha richiamato “l’urgenza di riconciliarci con la terra che abitiamo e con i poveri che più ne subiscono la devastazione”. Da Prefetto del Dicastero per i Vescovi aveva già sostenuto apertamente l’enciclica Laudato si’, definendola “una bussola morale e spirituale per un mondo disorientato”. Ora, da Papa, promette di continuare su questa via, promuovendo una “conversione ecologica” non solo individuale, ma ecclesiale e globale. In un’epoca segnata da eventi estremi, inondazioni, desertificazione e migrazioni climatiche, Leone XIV si presenta come un pastore che invita all’ascolto “dei gemiti della terra e dei suoi figli”.

Dalla Curia al soglio pontificio

Nel 2023 Prevost viene nominato Prefetto del Dicastero per i Vescovi, uno degli incarichi più delicati della Curia, che lo pone a stretto contatto con Papa Francesco, che riceve ogni sabato. “All’inizio l’udienza era alle 8 del mattino. Ma a volte arrivavo prima e lui era già lì ad aspettarmi”, racconta sorridendo. “Mi diceva: ‘Non perdere il senso dell’umorismo’. Bisogna sorridere”. Da Roma guida anche la Pontificia Commissione per l’America Latina. Nel concistoro del 30 settembre 2023 è creato cardinale. Gli viene assegnata la diaconia di Santa Monica, nel cuore dell’ordine agostiniano. Il 20 gennaio 2024 ne prende possesso, quasi un passaggio di testimone verso il futuro.

Un’ombra sul pontificato

Non mancano però le ombre sull’inizio del pontificato di Leone XIV. Nei giorni precedenti al Conclave, e subito dopo l’elezione, è riemersa in Perù una vicenda delicata legata alla sua precedente guida della diocesi di Chiclayo: quella degli abusi denunciati da tre sorelle contro un sacerdote noto come “padre Liuto”, e il sospetto di un presunto insabbiamento. Secondo alcune ricostruzioni giornalistiche, Prevost avrebbe incontrato le vittime, si sarebbe scusato a nome della Chiesa e le avrebbe invitate a rivolgersi alle autorità civili, ma senza poi riuscire a intervenire canonicamente a causa della prescrizione. La diocesi, tuttavia, ha smentito ogni accusa di copertura, affermando che fu avviata un’indagine e trasmessa regolarmente al Dicastero per la Dottrina della Fede. Alcuni osservatori parlano di un attacco orchestrato da settori conservatori per ostacolarne l’elezione. Il Papa, per ora, non ha risposto pubblicamente. Ha scelto il silenzio, forse come forma di prudenza, forse come segnale di affidamento alla verità dei fatti. Il tempo e la trasparenza faranno luce su questa vicenda. Intanto, resta la sfida di guidare una Chiesa che chiede giustizia, credibilità e rinnovamento.

Le priorità di Leone XIV

Il neoeletto Pontefice ha più volte sottolineato l’urgenza di una Chiesa universale capace di leggere i segni dei tempi. “Le priorità pastorali non sono le stesse in Italia, negli Stati Uniti, in Perù o in Cina. Ma ovunque c’è una sfida comune: annunciare il Vangelo e rispondere, nella diversità, alle attese del Popolo di Dio”. Attento alla sinodalità, formatosi nel dialogo tra continenti, Leone XIV è il primo Papa con cittadinanza peruviana, e il primo agostiniano dopo oltre un secolo. La sua elezione rafforza l’orientamento missionario della Chiesa cattolica, conferma la linea dell’ascolto e della prossimità inaugurata da Francesco, ma potrebbe segnare un ritorno a uno stile più sobrio e istituzionale. Lo attende un pontificato complesso, segnato da sfide planetarie: il cambiamento climatico, le migrazioni forzate, le disuguaglianze crescenti, la crisi vocazionale in Occidente e le tensioni ecclesiali interne. Ma anche la speranza di una Chiesa capace di parlare con il linguaggio dell’amore e della giustizia. “Mi considero un tennista dilettante”, ha detto di recente. “Da quando ho lasciato il Perù ho avuto poche occasioni per allenarmi, quindi non vedo l’ora di tornare in campo”. Ora il campo sarà il mondo. E il servizio, ancora una volta, la sua racchetta.

Riccardo Pallotta©

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