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La sala dei Giganti: massimo esempio di illusione pittorica

«Si narra che i giganti, aspirando al regno celeste, ammassassero i monti gli uni sugli altri» ma Giove, padre onnipotente, con i suoi fulmini «squarciò l’Olimpo e giù dall’Ossa rovesciò il Pelio».

Sono questi i versi del primo libro delle Metamorfosi di Ovidio, che descrivono, con intenso pathos, il folle gesto dei boriosi giganti intenti a cacciare gli dei dall’Olimpo e sovvertire l’ordine divino.

Giove, tuttavia, non si arrese e con i suoi fulmini annientò quella «prole spregiatrice dei Numi».

È a questo meraviglioso capolavoro letterario che Giulio Romano, allievo di Raffaello, s’ispirò quando venne chiamato a Mantova dai Gonzaga per affrescare alcune stanze di palazzo Te (1525).

La sala dei Giganti rappresenta uno dei massimi esempi di illusione pittorica mai realizzati: colori folli e accesi, significati nascosti, bizzarre anatomie (tipiche del manierismo), fanno perdere completamente le coordinate spazio-temporali. La forma della stanza diventa gradualmente impercettibile, regalando al visitatore la sensazione di trovarsi travolto da un vortice continuo di immagini mitologiche che si susseguono su pareti apparentemente prive di angoli e spigoli.

In origine il pavimento della sala era addirittura ricoperto di ciottoli di fiume per rendere ancor più verosimile l’ambientazione della battaglia.

Entrandovi, tutto diventa improvvisamente strano, contorto, non ordinario; del resto è proprio questo che desidera il manierismo, opponendosi con fermezza all’estetica rinascimentale.

Il clima di confusione si placa soltanto quando lo spettatore indirizza gli occhi verso la volta celeste che ospita il trono di Giove, emblema della ratio divina: insieme a lui Giunone, Apollo, Giano e i suoi due volti, Crono… Nel basso della composizione pittorica continua, però, ad imperversare la battaglia e prende forma una densità compositiva, dominata da colori acidi, che non concede un attimo di tregua a chi la osserva, rendendo questo luogo, secondo la definizione vasariana, la più capricciosa invenzione che si potesse trovare al mondo.

Ambra Belloni


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