Oltre ai forapaglie, descritti nel precedente articolo, il genere Acrocephalus comprende anche specie comunemente dette “Cannaiole” più il Cannareccione.
Il Cannareccione (A. arundinaceus) è il più grande di questi uccelli. Nidificante in Italia, è tipico di ambienti palustri e in particolare i fragmiteti, formazioni costituite da cannucce d’acqua. È meno timido dei “cugini” anche se spesso difficile da osservare, ma facile da riconoscere per il suo canto potente e ripetitivo. Ha piumaggio criptico, bruno-oliva superiormente e chiaro sotto, con dimensioni maggiori dei congeneri e aspetto e becco più robusti.
Le Cannaiole invece sono te gli uccelli più difficili da determinare in assoluto. In Italia sono segnalate 4 specie, di cui due rare: la Cannaiola di Blyth (A. dumetorum), accidentale con quattro-cinque segnalazioni verificate, tipica dell’Asia centro-occidentale e molto simile ai suoi congeneri, distinguibile perlopiù a livello di vocalizzazioni o studiando i caratteri biometrici.
È considerata migratrice e svernante irregolare invece la Cannaiola di Jerdon (A. agricola), specie che vive nelle stesse zone della precedente e che presenta struttura più esile e un sopracciglio evidente.
Le due specie nostrane invece, nidificanti e migratrici transahariane, sono la Cannaiola comune (A. scirpaceus) e la Cannaiola verdognola (A. palustris). Estremamente simili tra loro, come dice il nome stesso, la seconda si caratterizza da un piumaggio bruno tendente al verdognolo, mentre la prima tende più al rossiccio. La luce incide molto sulla valutazione e comunque, data l’elusività di entrambe meglio affidarsi al canto principalmente (a volte ricco di imitazioni) ma a volte anche all’habitat: la comune tende più a frequentare ambienti palustri (come il Cannareccione), mentre la verdognola preferisce quelli più asciutti, con erbe alte.
Daniele Capello