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Arte & Cultura

La banalità dell’amore

di Savyon Liebrecht

adattamento e regia Piero Maccarinelli

Dal 6 al 18 maggio sul palco del Teatro India debutta La banalità dell’amore di Savyon Liebrecht, con l’adattamento e la regia di Piero Maccarinelli, un viaggio tra memoria e sentimento che ripercorre lo struggente e problematico rapporto d’amore tra la teorica della politica Hannah Arendt e il filosofo Martin Heidegger.

by Bruno Cimino

Due vite intrecciate, un amore nato grazie ad una fascinazione culturale e rievocato sulla scena attraverso i sussulti di una memoria che tenta di fare i conti con un passato fra gli anni meravigliosi della adolescenza. E quelli terribili del nazismo e della persecuzione anti ebraica. Attraverso l’interpretazione di Anita Bartolucci (Hannah Arendt), Claudio Di Palma (Martin Heidegger), Giulio Pranno (Raphael Mendelsohn e Michael Ben Shaked) e Mersila Sokoli (Hannah Arendt giovane), lo spettacolo esplora il complesso e controverso legame tra Hannah Arendt, scrittrice tedesca naturalizzata statunitense a causa delle persecuzioni naziste, e il filosofo Martin Heidegger, suo docente sostenitore del nazionalsocialismo. E suo amore. 

La pièce inizia nell’appartamento di New York per spostarsi nella baita di Raphael Mendelsohn, compagno di studi di Hannah, innamorato di lei ma non ricambiato. Questo luogo diventa il teatro della relazione proibita tra la diciottenne Arendt, studentessa di filosofia all’Università di Friburgo, e il professor Heidegger, sposato e molto più grande di lei. Siamo nel 1924, e gli anni a venire porteranno il professore a sostenere la riforma universitaria voluta dal nazismo, mentre la Arendt, ebrea, sarà costretta a fuggire dalla Germania.

Arendt e Heidegger si rivedranno solo molto tempo più tardi in Germania dove lei torna incaricata di seguire la restituzione dei beni trafugati agli ebrei. Molti anni dopo, nel 1975, nel suo appartamento di New York, la professoressa Arendt, reduce da un infarto, riceve la visita di Michael Ben Shaked, un giovane israeliano che si spaccia per studente di filosofia dell’Università di Gerusalemme.

Un colpo di scena ci rivelerà il vero nome e la vera personalità di Michael. 

Riallacciando le fila di una storia d’amore i in cui i protagonisti lottano per comprendere la propria storia, Piero Maccarinelli firma la regia di questo spettacolo, per riflettere sulla Grande Storia e sulla Shoah alla luce delle contraddizioni e complessità dell’animo umano. 

«La protagonista di quest’opera – così racconta il regista Maccarinelliè Hannah Arendt, una delle più importanti figure del ‘900 europeo, nata in Germania e costretta ad emigrare a causa delle leggi razziali prima in Francia e poi negli Stati Uniti. Nel suo appartamento di New York, Hannah riceve la visita di un giovane che le chiede un’intervista televisiva, presentandosi come un ricercatore dell’archivio della Shoah dell’Università di Gerusalemme. L’intervista le viene chiesta per darle la possibilità di chiarire molte delle sue opinioni in merito al processo Eichmann, ma, contro la sua volontà, le farà aprire molti cassetti della memoria, soprattutto quelli delle tappe del suo innamoramento per Martin Heidegger, uno dei più importanti filosofi del ‘900 dichiaratamente Nazionalsocialista. Ebrea tedesca, Hannah è stata perseguitata dal nazismo, eppure, fin da quando era una giovane studentessa, non ha mai smesso di subire il fascino di Heidegger che a un certo punto definirà “l’ultimo romantico tedesco”, per la sua capacità di pensiero. 

INFO

Fondazione Teatro di Roma _www.teatrodiroma.net

Teatro India Lungotevere Vittorio Gassman, 1 (già Lungotevere dei Papareschi) – Roma 

tel. +39 06 877 522 10

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