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Isabel Allende: «La vita è come un arazzo che si ricama giorno dopo giorno»

«La vita è come un arazzo che si ricama giorno dopo giorno con fili di molti colori, alcuni grossi e scuri, altri sottili e luminosi, ma tutti i fili servono…»

Questa citazione, tratta da Il quaderno di Maya, capolavoro letterario di Isabel Allende, è probabilmente quella che meglio rispecchia lo spirito e l’animo della scrittrice cilena che ha da sempre considerato la scrittura come parte integrante del complesso “arazzo” dell’esistenza umana, come l’ultimo disperato tentativo di preservare gioie e dolori.
La scrittura è sempre stata per Isabel quella speciale alleata che le consente di «non perdere pezzi» durante il cammino della vita… Un fuoco interiore impossibile da ignorare!
L’impellente bisogno di scrivere, così vivo in molti scrittori, si colora, dunque, di una luce particolare sotto la penna dell’Allende, definita spesso dalla critica, a ragion veduta, «scrittrice inarrivabile per stile e contenuti letterari».
Da La casa degli spiriti a Paula (struggente romanzo dedicato alla figlia ventottenne malata di porfiria), da Afrodita a Oltre l’inverno. La sua fervida immaginazione si alimenta fin da bambina attraverso la lettura delle opere di Jules Verne e Emilio Salgari (ritrovati in un vecchio baule ereditato dal padre) ma anche grazie ai tanto amati romanzi rosa ascoltati alla radio insieme alle domestiche della casa dei nonni materni.
I continui racconti narrati da sua nonna (orientati spesso verso il mondo dello spiritismo e del mistero) generarono, inoltre, in Isabel la rara capacità di unire nelle sue opere leggerezza e pesantezza narrativa, melanconia e umorismo, realismo e misticismo.

Oggi l’Allende è una delle autrici latinoamericane di maggior successo, che è stata in grado di lasciare la sua impronta indelebile anche nel mondo del giornalismo e della politica.
La sua vita, segnata da grandi successi e profonde sofferenze, è stata, dunque, proprio come l’arazzo descritto ne Il quaderno di Maya; il filo più spesso e scuro, oltre alla rara malattia della figlia, sarà stato sicuramente legato alla difficile scelta del 1973, quando l’autrice, in opposizione al regime dittatoriale di Pinochet, decise di autoesiliarsi in Venezuela sfogando la propria rabbia con la scrittura.
Nell’autunno del 1982 viene, così, alla luce il suo primo romanzo: La casa degli spiriti, rifiutato categoricamente da tutte le case editrici latino-americane solo perché firmato da un nome sconosciuto e per di più femminile. Con il cambiamento dello sfondo politico, però, il suo successo divampa inarrestabile in Europa e negli Stati Uniti… continuando a far sognare, ancora oggi, milioni di lettori: «Ma attenzione!», ha affermato recentemente la scrittrice «Non fidatevi di chi vi dice che il patriarcato è ormai finito. Nel mondo le donne fanno i due terzi del lavoro… ma possiedono solo l’un percento della ricchezza. Tutto questo deve assolutamente cambiare!»

Ambra Belloni

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