iomeg è una giovane artista di Venaria, uno dei nomi più promettenti nel panorama italiano
Quando inizi a scrivere canzoni a dodici anni, quando, già così piccola, hai tanto da voler dire, anzi, da dover dire, allora sei sulla giusta strada per diventare una vera artista. Certo, a quell’età l’esigenza di esprimerti attraverso le canzoni può essere il segnale che non stai attraversando un periodo leggero, vivi in quella fase dell’ inesorabile ciclo della gioventù in cui non sei nè carne nè pesce; sei una giovane entità umana che, di fronte al mondo esterno, ora sei impermeabile come il nylon, ora sei una spugna che assorbe ogni minima sollecitazione che ti arriva da ciò che ti circonda.
Questo è l’inizio della favola artistica di ioemeg, all’anagrafe Martina Martorana, nata nel 2004. E’ una ragazza di Venaria, un comune dell’hinterland torinese, che con la fine del restauro della maggiore residenza sabauda, avvenuto nei primi anni duemila, da cittadina industriale e operaia, si è trasformata in una delle maggiori espressioni del barocco universale.
Martina, anzi ioemeg, è una delle più affidabili voci della generazione Z (se volete GenZ): l’ultimo suo singolo, uscito un paio di mesi fa, è “La tua stanza”, una dolce canzone, con un testo delicato e magnetico, da ascoltare in ogni sua parola, per capire un mondo in cui, “hai messo la radici tra le spine, ma fai di tutto per non appassire”; un segnale di quanto sia forte l’esigenza di entrare in una storia (solo d’amore?) che si ingarbuglia tra le spine, ci graffia, ma la voglia di non appassire è sempre più forte. E la “stanza” , che significa? A volte, di fronte alle incertezze dell’esistenza, ci rifugiamo nella nostra stanza, che corrisponde alla nostra mente, spesso poi cerchiamo riparo nelle “stanze” degli altri, con la suggestione che affrontare le esperienze incerte e complicate ci faccia stare meglio.
Che strano il nome, ioemeg, da scrivere (e da pensare) rigorosamente tutto in minuscolo: però, se si ascolta questa artista mentre ne spiega il significato, ci si accorge della logica, palpabile e irreprensibile di questo paseudonimo. “Io” è la parte introversa, magari insicura, più tranquilla di Martina … “Meg” è invece quella estroversa, quella che sale sul palco e affronta l’affanno e l’esaltazione del contatto col pubblico. Poi Meg è anche un pensiero di Martina verso un’ amica che non c’è più. Quel “tutto minuscolo”, un po’ per una questione estetica (la ragazza di Venaria è dalle elementari che ama il minuscolo e non apprezza il maiuscolo), ma potrebbe anche essere un marchio di fabbrica di un “umore”, di uno “stato d’animo”, che quelli della GenZ sono tentati di chiamare “Mood”… Un mood minuscolo ed elegante, misterioso e discreto.
Con “La tua stanza” l’artista torinese ha superato in tempi record i 166 mila streaming, finendo in importanti playlist, come “New musica Friday”, “Novità Pop” e “Equal music program”.
Ioemeg è cresciuta suonando la chitarra, il basso e, più recentemente, il pianoforte, il suo è uno stile personale, malinconico e leggero; si ispira alla sfera cantautorale italiana, ma ama comunque le contaminazioni, essendo sempre in fase di esplorazione musicale. Confidò che, quando era ancora la piccolina Martina, a soli due, tre anni, amava ballare con il brano “Musicology” di Prince, emblema dell’omaggio al rhythm ‘n’ blues.
Questo suo ultimo singolo segue altri tre brani: “La fine del mondo”, dove questo titolo è da coniugare in senso positivo, ritrovare se stessi in modo completo. Emblematico è il passaggio in cui ioemeg esprime, “io vorrei capire tutti i tuoi tormenti le radici dei tuoi sentimenti”. Oppure, “negli orizzonti c’è la verità, sono fessure dell’umanità …e resta ancora un po’ dove i conifini della pelle si confondono”.
Andando a ritroso troviamo poi “Van Gogh” e “Sagittario”, “hai l’ascendente sulle mie paure nelle mie playlist di Spotify …”.
Martina Martorana, che ballava col sottofondo di Prince e a dodici anni scriveva la sua prima canzone, ora sogna (ma quanto sarà già vicino alla realtà?) una collaborazione con Mahmood e con “I pinguini tattici nucleari”. Ora si accorge di quanto sia prezioso quell’avere sempre la mente in movimento, che la aiuta a capitalizzare la sua dote creativa, fatta di sensibilità nell’eleborare ciò che vede nella quotidiantià.