Al Teatro Argentina di Roma
dal 19 al 30 marzo 2025
regia Valerio Binasco
con Sara Bertelà, Valerio Binasco, Giovanni Drago, Giordana Faggiano, Jurij Ferrini e con Alessandro Ambrosi, Cecilia Bramati, Ilaria Campani, Maria Teresa Castello, Alice Fazzi, Samuele Finocchiaro, Christian Gaglione, Sara Gedeone, Francesco Halupca, Martina Montini, Greta Petronillo, Andrea Tartaglia, Maria Trenta scene Guido Fiorato – costumi Alessio Rosati – luci Alessandro Verazzi – musiche Paolo Spaccamonti – suono Filippo Conti – aiuto regia Giulia Odetto – assistente regia e drammaturgia Micol Jalla – assistente scene Anna Varaldo – assistente luci Giuliano Almerighi – foto Virginia Mingolla – produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
by Bruna Fiorentino
Dal 19 al 30 marzo sul palco del Teatro Argentina Valerio Binasco torna da interprete e regista ad affrontare uno dei capolavori di Luigi Pirandello, Sei personaggi in cerca d’autore, il testo che meglio ha saputo indagare le contraddizioni della scena e del teatro attraverso l’incontro-scontro tra parole e regia, finzione e vita reale.
Dopo Il piacere dell’onestà, il regista sceglie un classico senza tempo che nutre e rinvigorisce infondendo nuova linfa allo spirito sagace e corrosivo del testo, amplificando il tema della ricerca di un senso nel fare teatro. Nell’esplorare la vicenda di una famiglia devastata, Valerio Binasco intercetta i fragili fili che reggono i rapporti umani tra le varie componenti di quel nucleo in crisi, risvegliando una struttura narrativa decostruita dall’autore stesso e rimandando alla vera sostanza dell’essere umano e, così, a quella dell’attore, che da millenni cerca di rappresentare la più intima essenza della collettività.
Al centro della messa in scena si staglia il rapporto tra arte e vita, essere umano e attore, messi in crisi da una società e da un’industria culturale sempre più legate al denaro, mentre, sullo sfondo di un mondo piccolo-borghese, quello di Pirandello, l’uomo e la maschera si fondono sulla contrapposizione tra l’illusoria adesione a forme sociali precostituite.
Proprio nella storia di questo nucleo familiare spezzato, il regista ritrova gli elementi che caratterizzano la propria poetica; infatti, nelle sue regie più recenti, Valerio Binasco pone l’attenzione sulla dissoluzione e le implicazioni che questo fallimento riflette sulla struttura sociale, mettendo in relazione la tradizione nordica dell’ultimo secolo (Strindberg, Fosse) con la drammaturgia del Premio Nobel siciliano.
«Il primo pensiero è che questo sia un testo concepito per sorprendere e spiazzare. Quindi bisogna trovare un modo per far sì che continui a sorprendere e spiazzare. Anche se dobbiamo accontentarci di un effetto attenuato dal tempo: i Sei personaggi sono diventati un classico, con una trama e una forma scenica ormai risapute. Ma questa non deve essere una scusa per farne un pezzo museale sui vizi del teatro d’altri tempi, stravagante ma non troppo, o, peggio – almeno per il gusto di chi scrive queste note –, un dramma filosofico il cui centro di interesse consista solo nella gara di intelligenza tra chi filosofeggia e chi cerca di raccapezzarsi senza capire niente di ciò che sostiene il suo Interlocutore” – commenta il regista Valerio Binasco – “Se devo dire la verità, i sei personaggi suscitano in me una certa antipatia”.
Il capolavoro pirandelliano ha segnato l’inizio del teatro contemporaneo in Italia. Pur sapendo tutto dei Sei personaggi, fin dal tumultuoso esordio al Teatro Valle di Roma, il 9 maggio 1921, con un’accoglienza inizialmente polemica, l’opera lasciò rapidamente il passo a un successo internazionale, ancora oggi immutato.