Image default
Ambiente & Società Arte & Cultura

Il viaggio tra arte e psicoterapia nel romanzo “Rosso Carminio”

Dove la musa di “Nudo Rosso” ritratta da Modigliani si fa personaggio

Con il romanzo “Rosso Carminio” Massimiliano Cappelletti, che di professione fa lo psicologo, entra a pieno titolo tra gli scrittori. Una doppia anima dunque che si è palesata subito al variegato pubblico sopraggiunto a gremire la sala del Centro Socio Culturale Montegrillo di Perugia nel tardo pomeriggio di venerdì 16 maggio. Ed infatti la domanda “apripista” posta da Orietta Frustini, che ha dialogato con l’autore, è stata proprio questa: “Nasce prima lo scrittore o lo psicoterapeuta?”. Una curiosità alla quale Cappelletti ha così risposto: “nasce prima lo scrittore dello psicoterapeuta, ma solo poi diventa scrittore”. Come a dire che la genesi di questa “opera prima” è stata lunga e laboriosa. Ma vediamo di saperne di più sul perchè di questo titolo che rimanda ad un colore primario.

“Il rosso – è lo stesso Cappelletti a dire – è uno dei colori molto presenti nella tavolozza di Amedeo Modigliani; ed infatti l’idea iniziale era proprio di romanzare la sua biografia”. Ma in realtà lo scritto ha, ben presto, preso tutt’altra piega. Fenomeno, questo, piuttosto frequente in chi scrive. E così, quella modella ritratta nel dipinto noto come “Nudo sdraiato a braccia aperte”comincia a vivere di vita propria e ad ispirare l’autore. Questo nudo, che tanto scalpore aveva suscitato all’epoca, rappresenta anche una delle più celebri opere di Modigliani, altrimenti nota anche come “Nudo Rosso”. E proprio mentre l’autore riferisce di come il personaggio principale, ad un certo punto, abbia preso il comando della storia, per una curiosa forma di sincronia junghiana, il libro posto in piede cade in piano. Una vitalità spumeggiante che dalla tela tracima nel libro e quindi dalla penna dello scrittore ora passa ai lettori in una sorta di virtuosa staffetta.

Ma torniamo alla tela da cui è scaturito tutto! La modella quindi diventa due volte musa: per il pittore Modigliani in primis e per lo scrittore Cappelletti poi. Un’ispirazione che condurrà anche alla nascita del personaggio principale del romanzo di nome Alice. Un suggestivo passaggio di testimone dalla tela alla carta stampata dunque che ha comportato delle belle sfide per lo  scrittore. E’ stato infatti proprio lui a rivelare come il personaggio più impegnativo si sia rivelato proprio quello di Alice. Se è vero infatti che chi fa lo psicologo è in qualche modo facilitato nell’avere accesso alla personalità delle persone, è pur vero che qui l’autore si è immedesimato in una ragazzina diventata donna che racconta la sua storia in una sorta di retrospettiva. Un gioco di specchi dove, a detta dello stesso autore, le donne appaiono come dei giganti anche se a fare da guida di Alice sarà un analista uomo: il dottor Carter per l’appunto.     Una “contaminazione” tra diverse forme di arte dunque che ha dato spunto per una nuova domanda: “Arte e terapia hanno qualcosa da dirsi?”. “Indubbiamente sì – è stata la risposta – nella creazione artistica l’autore proietta se stesso”. Non a caso è proprio Cappelletti a ricordare come sia Botticelli che Pinturicchio e Caravaggio si ritraevano nelle loro opere, essendo peraltro anche gli unici a guardare nella direzione dell’osservatore. Osservatore che in questo caso diventa lettore. Arte dunque che nelle sue diverse forme si fa terapia in un intreccio di vite che in “Rosso Carminio” si stagliano sullo sfondo del suggestivo mondo della Belle Epoque parigina.  

Di Maria Teresa Biscarini

Altri articoli