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Arte & Cultura

Il valore dei ricordi al tempo dell’A.I.

by Bruno Cimino

Una foto, un profumo, una musica, la copertina di un libro, ma anche una sola parola può essere sufficiente per smuovere dal prezioso scrigno dell’ippocampo un momento vissuto della nostra vita che pensavamo di avere dimenticato. 

Il ricordo è un valore emozionale, forse il più importante in ambito esistenziale. 

Se l’obiettivo dell’A.I. è quello di creare computer in grado di pensare e agire come gli esseri umani, per i ricordi non ci sarebbe spazio sufficiente perché le “sensazioni” sono sentimenti che sconfinano oltre l’immaginazione e non possono essere, dunque, immagazzinati in nessun “contenitore” tecnologico che dir si voglia definire cervello elettronico. 

I ricordi da sempre sono vissuti come una presunzione legittima dell’uomo di rimanere immortali. Ed è grazie alla memoria in essere o a ciò che in essa riaffiora in particolari momenti che è possibile tramandare il vissuto, il nostro e di chi ci ha preceduti.

Tra gnoseologia e realtà il tema della memoria è così elevato che anticamente i popoli la ritenevano risiedere nel cuore. Per Platone (Atene, 348/347 a.C.) la conoscenza è ricordare ciò che si è appreso nelle vite precedenti, maturata e fortificata con le nuove esperienza. Inoltre, secondo il filosofo ateniese, l’anima comprende e acquisisce tutte le conoscenze, e quando si distacca dal corpo soggiorna nell’Iperuranio sino alla prossima incarnazione, dove si troverebbero le idee immutabili e perfette. Ritornare in un nuovo corpo non si dimentica tutto, il ricordo ogni tanto riappare nelle sue forme e contenuti maggiormente necessari al proprio io.

Aristotele (384 a.C. Stagira, Grecia – 322 a.C. Calcide, Grecia) vagliando il tema della memoria la distinse dalla reminiscenza, intravedendo nella prima l’azione spontanea della mente e nella seconda il raggiungimento della consapevolezza, casuale o ricercata, che si acquisisce attraverso il vivere quotidiano.

Giacomo Leopardi (29 giugno 1798, Recanati – 14 giugno 1837, Napoli) nello “Zibaldone dei pensieri – Oscar Mondadori, 1972” usa il termine rimembranza come un ricordo rivissuto nel presente che crea un forte collegamento con il passato tanto da farlo sentire ancora vivo. Tuttavia, chi conosce il suo pensiero sa che per lui neanche attraverso i ricordi è possibile raggiungere la tanto agognata felicità.

Questo affascinante argomento trova una altissima risonanza nel romanzo “Memorie di Adriano – Einaudi 1963” di Marguerite Yourcenar ((Bruxelles8 giugno 1903 – Mount Desert17 dicembre 1987)), quale esempio, tra l’altro, di filosofia pedagogica. Il racconto non è solo la cronaca di avventure vissute dall’imperatore, ma è quello di dare significato ad ogni aspetto della vita trascorsa guardando indietro per trovare un ordine in tutto ciò che è successo: amicizia, amore, religione, viaggi, battaglie, morte, tutto viene passato in rassegna.

Esistono tantissimi libri per un eventuale approfondimento che sia esso letterario, storico, poetico o scientifico. Segnaliamo “La fabbrica del ricordo, Il Mulino – 2020” di Felice Cimatti; “Ricordati di me di Davide Sisto – Bollati Boringhieri, 2020”; “Alla ricerca della memoria. La storia di una nuova scienza della mente – Codice, 2017” di Eric Richard Kandel.

Molto interessante è anche la pubblicazione di Alan Baddeley, Michael W. Eysenck e Michael C. Andersen “La Memoria – Il Mulino 2021”, che rimane tra i più gettonati testi didattici. In questo volume sono presenti analisi scientifiche sui diversi sistemi della memoria, per passare all’amnesia e all’importanza dei ricordi per migliorare la propria memoria.

Concludiamo con “Scienza e segreti della memoria – Tea 2021” di Hilda e Ylva Østby che il Times definì “Così inquietante da essere affascinante”. Le autrici, di nazionalità norvegese, riportano in questo libro molti casi particolari tra i quali quella di Solomon Šereševskij, «l’uomo che non dimenticava nulla», e Henry Molaison, «incapace di ricordare». 

by Bruno Cimino

Una foto, un profumo, una musica, la copertina di un libro, ma anche una sola parola può essere sufficiente per smuovere dal prezioso scrigno dell’ippocampo un momento vissuto della nostra vita che pensavamo di avere dimenticato. 

Il ricordo è un valore emozionale, forse il più importante in ambito esistenziale. 

Se l’obiettivo dell’A.I. è quello di creare computer in grado di pensare e agire come gli esseri umani, per i ricordi non ci sarebbe spazio sufficiente perché le “sensazioni” sono sentimenti che sconfinano oltre l’immaginazione e non possono essere, dunque, immagazzinati in nessun “contenitore” tecnologico che dir si voglia definire cervello elettronico. 

I ricordi da sempre sono vissuti come una presunzione legittima dell’uomo di rimanere immortali. Ed è grazie alla memoria in essere o a ciò che in essa riaffiora in particolari momenti che è possibile tramandare il vissuto, il nostro e di chi ci ha preceduti.

Tra gnoseologia e realtà il tema della memoria è così elevato che anticamente i popoli la ritenevano risiedere nel cuore. Per Platone (Atene, 348/347 a.C.) la conoscenza è ricordare ciò che si è appreso nelle vite precedenti, maturata e fortificata con le nuove esperienza. Inoltre, secondo il filosofo ateniese, l’anima comprende e acquisisce tutte le conoscenze, e quando si distacca dal corpo soggiorna nell’Iperuranio sino alla prossima incarnazione, dove si troverebbero le idee immutabili e perfette. Ritornare in un nuovo corpo non si dimentica tutto, il ricordo ogni tanto riappare nelle sue forme e contenuti maggiormente necessari al proprio io.

Aristotele (384 a.C. Stagira, Grecia – 322 a.C. Calcide, Grecia) vagliando il tema della memoria la distinse dalla reminiscenza, intravedendo nella prima l’azione spontanea della mente e nella seconda il raggiungimento della consapevolezza, casuale o ricercata, che si acquisisce attraverso il vivere quotidiano.

Giacomo Leopardi (29 giugno 1798, Recanati – 14 giugno 1837, Napoli) nello “Zibaldone dei pensieri – Oscar Mondadori, 1972” usa il termine rimembranza come un ricordo rivissuto nel presente che crea un forte collegamento con il passato tanto da farlo sentire ancora vivo. Tuttavia, chi conosce il suo pensiero sa che per lui neanche attraverso i ricordi è possibile raggiungere la tanto agognata felicità.

Questo affascinante argomento trova una altissima risonanza nel romanzo “Memorie di Adriano – Einaudi 1963” di Marguerite Yourcenar ((Bruxelles8 giugno 1903 – Mount Desert17 dicembre 1987)), quale esempio, tra l’altro, di filosofia pedagogica. Il racconto non è solo la cronaca di avventure vissute dall’imperatore, ma è quello di dare significato ad ogni aspetto della vita trascorsa guardando indietro per trovare un ordine in tutto ciò che è successo: amicizia, amore, religione, viaggi, battaglie, morte, tutto viene passato in rassegna.

Esistono tantissimi libri per un eventuale approfondimento che sia esso letterario, storico, poetico o scientifico. Segnaliamo “La fabbrica del ricordo, Il Mulino – 2020” di Felice Cimatti; “Ricordati di me di Davide Sisto – Bollati Boringhieri, 2020”; “Alla ricerca della memoria. La storia di una nuova scienza della mente – Codice, 2017” di Eric Richard Kandel.

Molto interessante è anche la pubblicazione di Alan Baddeley, Michael W. Eysenck e Michael C. Andersen “La Memoria – Il Mulino 2021”, che rimane tra i più gettonati testi didattici. In questo volume sono presenti analisi scientifiche sui diversi sistemi della memoria, per passare all’amnesia e all’importanza dei ricordi per migliorare la propria memoria.

Concludiamo con “Scienza e segreti della memoria – Tea 2021” di Hilda e Ylva Østby che il Times definì “Così inquietante da essere affascinante”. Le autrici, di nazionalità norvegese, riportano in questo libro molti casi particolari tra i quali quella di Solomon Šereševskij, «l’uomo che non dimenticava nulla», e Henry Molaison, «incapace di ricordare». 


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