L’arte della meditazione per acquisire maggiore consapevolezza
“Dopo anni di pellegrinaggi in India alla ricerca del mio sentiero interiore e di un modo per imparare a percorrerlo, tornata in Italia ho sentito il bisogno di non andare più altrove”. A scrivere in questi termini è Chandra Livia Candiani poetessa e scrittrice nonché traduttrice di testi buddhisti. Il libro che contiene questo suo excursus di vita intima s’intitola “Il silenzio è cosa viva” con sottotitolo “L’arte della meditazione” edito da Giulio Einaudi editore nella collana “Vele”.
Ritornando alla presa d’atto dell’autrice dell’Italia quale luogo di elezione, qulche riga dopo spiega anche il perché. “Sapevo che il cammino era in me in un dentro molto prossimo al corpo, molto distante dal carattere, in un’intimità con me che andava oltre me …”. Un desiderio dunque d’intimità che richiedeva un luogo per potersi esprimere a pieno. “Volevo coltivare questa intimità – scrive Candiani – in un luogo quotidiano, ordinario. Una stanza della mia casa …”.
Una stanza dunque deputata a far emergere il silenzio. Anche Virginia Woolf ad un certo punto della sua vita sentì la necessità di scrivere un testo passato alla storia con il titolo “Una stanza tutta per sé”. Una sorta di manifesto della condizione femminile, per esortare le donne a seguire la propria voce interiore per diventare ciò che nel proprio intimo già si è. Un invito dunque a praticare il silenzio che “fa nascere qualcosa” scrive Candiani. Da qui forse il senso di quel titolo che, sulle prime, potrebbe apparire piuttsto enigmatico. “Il silenzio è cosa viva”.
La nostra mentalità “occidentale” magari spinge a considerare il silenzio vuoto, ma forse è proprio grazie a questa condizione che si può pervenire, parafrasando l’autrice, ad “un particolare tipo di fare che in un certo senso consiste nello smettere di fare alcunchè, nel disimparare. Si smette quindi di affaccendarsi in azioni, pensieri, preoccupazioni per il futuro, ricordi del passato”. Un silenzio quidi dove imparare a disimparare! Indubbiamente una bella rivoluzione copernicana per noi figli dell’iperattivismo e delle iper sollecitazioni esterne.
Ed infatti è sempre Candiani a mettere il punto sull’importanza del “disimparare a prendere parte e posizione, a essere a favore o contro questo e quello, a fare di sensazioni, memorie, desideri, pensieri dei concetti a cui credere indiscutibilmente e di cui poter convincere gli altri”. Ed è in questo spazio cavo che si crea dentro di noi e nella stanza circostante che possono emergere altre possibilità o come scrive l’autrice “pian piano si ricevono le visite della consapevolezza”.
Di Maria Teresa Biscarini