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Il puzzle, un gioco riscoperto durante la pandemia

Le sue origini sono inglesi ed è stato creato con una finalità didattica

La quarantena c’ha portato a riscoprire il divertimento che possono dare i giochi da tavolo e pare che tra questi il puzzle abbia fatto la parte del leone. Basta fare un giro nei principali marketplace per notare i prezzi stratosferici ai quali sono venduti attualmente, fatti lievitare con la tipica eleganza dei commercianti che pensano tanto ai soldi e poco all’etica. Malgrado il diffuso uso del gioco, pochi conoscono le sue origini. Bisogna innanzi tutto notare che il suo nome completo è Jigsaw Puzzle, espressione inglese che sta ad indicare un rompicapo. Pare che il primo di essi venne inventato dal cartografo e precettore inglese John Spilsbury nel 1767. Questi fissò un planisfero su una tavola di legno e lo divise poi in diverse parti seguendo i confini degli stati. Gli allievi avrebbero dovuto poi attendere al compito di ricomporre la carta, cosa che avrebbe favorito il loro apprendimento e messo allo stesso tempo in evidenza il loro livello di conoscenza in ambito geografico. Il gioco ebbe immediatamente largo seguito, tanto da portare Spilsbury a realizzarne altri, tutti però rigorosamente legati a carte geografiche. Nel 1800 il successo del rompicapo portò alla sua ampia produzione, alla progressiva differenziazione dei soggetti (animali, eventi storici ecc.) e all’impiego di legni meno pregiati così da condurre ad un abbassamento dei prezzi. Fino agli inizi del 1900 la risoluzione del gioco comportava l’accostamento di pezzi che non erano comunque in grado di incastrarsi gli uni con gli altri, solo negli anni ’30 comparvero i primi puzzle interlocking. Negli anni ’50 il cartone sostituì il legno come supporto al gioco, cosa che lo rese più leggero, meno costoso e permise una resa migliore delle immagini attraverso la stampa.

Glenda Oddi

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