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Arte & Cultura

Il Piper Club tra semantica e simbolismo a sessant’anni dalla sua nascita, Corrado Rizza pubblica un libro ad esso intitolato.

Onora il compleanno il libro fotografico di Corrado Rizza  Il Piper Club presentazione a Roma Libreria Spazio Sette alla presenza di Giancarlo Bornigia junior ( figlio di uno dei fondatori), Giuseppe Farnetti (primo dj), Marco Geppetti (figlio del famoso fotoreporter della Dolce Vita a cui si deve l’incommensurabile archivio oltre alle foto del suo collega Guglielmo Coluzzi), Tito Schipa j ( 1967 primo esperimento al mondo di Opera rock proprio al Piper).

Rizza onorato di aver lavorato come dj con Giancarlo Bornigia senior, colui che ha inventato il Piper nella sua essenza degna di nota.

17 febbraio 1965  nacque a Roma grazie a tre imprenditori capitolini ed è subito innovazione con la figura del dj: Giuseppe Farnetti.

Solo la famiglia Bornigia sino ad oggi detiene lo scettro di quello che Corrado chiama Tempio.

La discoteca ha molto da raccontare:gonne corte per le ragazze, capelli lunghi per i ragazzi, simbolo dei simboli come quello della Ragazza del Piper (Patty Pravo), proprio quella dall’intonante minigonna icona di un’epoca.

Sono gli anni dei grandi sconvolgimenti socio-culturali nella realtà di tutto il mondo; il locale romano, rappresenta una pietra miliare capitolina, italiana, internazionale.

L’arte si può esprimere a trecentosessanta gradi, tante le musa in Corrado Rizza che abbraccia la causa di un ritratto fedele concettualmente.

Regista di due documentari Roma Caput Disco e Piper Generation (Beat generation), interviste e memorie dal valore incontrastante.

Sessanta gli anni del Piper, fine anni sessanta dai cambiamenti radicali, proprio lì in Via Tagliamento.

Eco della Pop Art statunitense l’artista Mario Schifano nelle vesti di portavoce e realizzatore del trandy in terra italica, scelse questo locale per far suonare la sua band.

I Velvet Underground di Lou Reed stanno ad Andy Worhol, come Le Stelle stanno a Mario Schifano.

Il Piper, frequentato dal pittore-regista, si impernia di rock: 1968 (anno emblema) i Pink Floyd a suonare, Rolling Stones a ballare la casa di Schifano, Factory romana.

Il libro è proprio l’enfasi di quel periodo, Marco Geppetti collabora con Corrado Rizza per la ricerca iconografica, ricca grazie al papà Marcello.

Dio della fotografia, non mirava solo allo scoop, al gossip, captando l’importanza storico-sociale e artistica, con zelo e solerzia ha scattato, stampato, conservato.

Archivio pregiato narra quegli anni, narra il grande salto di qualità che si fece con il Piper Club, annoverato tra i fenomeni che diedero un volto non più provinciale all’Italia.

Tra dopoguerra e boom economico, non rimase estranea  a ciò che gravitava intorno al nuovo e gli intellettuali, sono sempre ottimo volano.

Quasi duecento foto, molte inedite, che immortalano qual periodo in una dinamica che solo la fotografia può rendere, oggi pagine di un costume che rimarrà impresso nella memoria.

Costume di oltreoceano che Roma colse, anche grazie al Piper Club, sotto il sacrosanto nome dell’arte musicale e figurativa, sotto il nome di una società che in modo repentino stava cambiando anche nella natura della movida.

Il libro verrà presentato anche al Bobino di Milano il 18 febbraio

by Laura Tenuta

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