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Il pesce siluro, un gigante alieno nei nostri fiumi e laghi

Negli ultimi decenni, il pesce siluro (Silurus glanis) ha attirato l’attenzione di ecologisti, pescatori e ambientalisti. Originario dell’Europa orientale, questo gigantesco predatore è considerato una delle specie aliene invasive più problematiche nei corsi d’acqua italiani. 

Origini, diffusione e impatto ecologico

Il pesce siluro è stato introdotto in Italia negli anni ’60, principalmente per scopi di pesca sportiva. Proveniente dai grandi bacini fluviali del Danubio, del Dnepr e del Volga, si è rapidamente adattato ai fiumi italiani, in particolare il Po e i suoi affluenti, ma anche a laghi e canali. Grazie alla sua capacità di resistere a condizioni ambientali variabili e alla sua dieta onnivora, il pesce siluro ha trovato un habitat ideale nelle acque italiane. 

La mancanza di predatori naturali e il clima favorevole hanno contribuito alla sua diffusione incontrollata

Il pesce siluro può raggiungere lunghezze superiori ai 3 metri e pesare oltre 100 chilogrammi. È un predatore vorace, che si nutre di pesci, anfibi, uccelli acquatici e persino piccoli mammiferi. 

La sua dieta onnivora e l’assenza di competitori diretti lo rende una minaccia per la biodiversità locale. Nei fiumi italiani, il pesce siluro ha contribuito al declino di specie autoctone, come il barbo e la tinca, alterando l’equilibrio degli ecosistemi fluviali. Inoltre, la sua presenza può avere conseguenze economiche negative, riducendo le popolazioni di pesci d’interesse commerciale e sportivo. 

Cosa si può fare?

La gestione del pesce siluro è una sfida complessa. 

Alcune misure proposte includono il controllo delle popolazioni attraverso la pesca mirata o programmi di cattura. Inoltre, sono necessarie campagne di sensibilizzazione per educare i pescatori sull’impatto ecologico e vietare la reintroduzione d’individui catturati. 

La ricerca scientifica inoltre, sta studiando il comportamento e le abitudini del siluro per trovare metodi di contenimento efficaci. 

Nonostante questi sforzi, eliminare completamente il pesce siluro dalle acque italiane è in sostanza impossibile. La sfida principale rimane mitigare il suo impatto, preservando le specie autoctone e tutelando la salute dei nostri ecosistemi acquatici.

La storia del pesce siluro è un esempio di come l’introduzione di specie non autoctone possa avere conseguenze imprevedibili e durature. Per proteggere la biodiversità dei nostri fiumi, è fondamentale adottare politiche di gestione sostenibile e promuovere una maggiore consapevolezza sul valore del nostro patrimonio naturale. In fondo, ogni intervento umano dovrebbe essere guidato dal rispetto per l’equilibrio delicato degli ecosistemi che ci circondano.

Recentemente il pesce siluro è stato avvistato anche nelle acque del Lago di Garda, con grave preoccupazione delle autorità locali e dei pescatori.

In Italia, purtroppo, quando si parla di specie invasive che stanno devastando i nostri ecosistemi, l’opinione pubblica è spesso poco o per nulla informata. Di conseguenza, molti assumono atteggiamenti illogici e privi di basi scientifiche nel tentativo di difendere a tutti i costi queste specie, a scapito della flora e della fauna autoctone.

Il problema è talmente grave che perfino la RAI ha dedicato una trasmissione al tema. 

Nel maggio 2024, infatti, ha realizzato un’inchiesta sui danni causati da nutrie e pesci siluro al nostro patrimonio naturale; questo è il titolo della trasmissione: Pesci siluro e nutrie, i danni delle specie aliene – FarWest 20/05/2024.

Chi desidera approfondire può trovare la registrazione del documentario su RaiPlay direttamente, oppure sulla piattaforma RaiPlay su Youtube.

By Rosa Maria Garofalo

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