Image default
Lavoro & Economia

Il patto di prova nel contratto di lavoro: cos’è e a cosa serve

Il patto di prova, o periodo di prova, è un accordo tra le parti nell’ambito di un contratto di lavoro che consente di valutare se vi è o meno interesse a proseguire il rapporto di lavoro 

Nel contesto di un rapporto di lavoro subordinato, il patto di prova è una clausola contrattuale che consente a entrambe le parti – datore di lavoro e lavoratore – di valutare la convenienza del rapporto lavorativo prima di impegnarsi in modo definitivo. Si tratta di un periodo iniziale durante il quale il contratto può essere risolto liberamente, senza obbligo di preavviso né di giustificazione.

Il patto di prova ha la funzione di tutelare reciprocamente datore e lavoratore. Da un lato, il datore di lavoro può verificare se il lavoratore possiede le competenze, l’attitudine e la professionalità necessarie per il ruolo assegnato; dall’altro, il lavoratore può valutare se le condizioni lavorative, l’ambiente e le mansioni siano adeguate alle proprie aspettative.

Si tratta, dunque, di un meccanismo di verifica che precede l’instaurazione definitiva del rapporto lavorativo.

Affinché il patto di prova sia valido, devono essere rispettati alcuni requisiti fondamentali:

  1. Forma scritta: il patto di prova deve essere stipulato per iscritto prima dell’inizio dell’attività lavorativa. In mancanza di forma scritta, la clausola è nulla e il rapporto si considera a tutti gli effetti definitivo fin dall’inizio.
  2. Specificazione delle mansioni: il patto deve indicare chiaramente le mansioni che il lavoratore sarà chiamato a svolgere, affinché la prova sia concretamente valutabile.
  3. Durata: la legge e i contratti collettivi stabiliscono dei limiti alla durata del periodo di prova. In genere, per i lavoratori impiegati, la durata massima varia da 3 a 6 mesi, mentre per i dirigenti può arrivare fino a 6 mesi o più, a seconda del contratto collettivo applicato.

Durante il periodo di prova, entrambe le parti possono recedere liberamente dal contratto, senza necessità di motivazione e senza obbligo di preavviso, salvo diversa previsione del contratto collettivo. Tuttavia, se il recesso avviene per motivi discriminatori o illeciti, può essere impugnato dal lavoratore.

Se il rapporto prosegue oltre la durata del periodo di prova stabilito, il contratto diventa automaticamente definitivo e il lavoratore acquisisce tutte le tutele previste per i dipendenti a tempo indeterminato.

Nonostante la maggiore flessibilità del rapporto durante il periodo di prova, il lavoratore mantiene comunque alcuni diritti fondamentali:

  • Ha diritto alla retribuzione stabilita;
  • Ha diritto alla copertura previdenziale e assicurativa;
  • Può fruire di eventuali ferie o permessi maturati;
  • Può impugnare il licenziamento se risulta discriminatorio o nullo.

Manuela Margilio

Altri articoli