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Il paradosso dell’autostrada per la COP30 deforestare per salvare il pianeta

Mentre il mondo si prepara alla COP30, il vertice globale sul clima che si terrà a novembre a Belém, in Brasile, un’opera infrastrutturale sta sollevando non poche polemiche. L’Avenida Liberdade, un’autostrada a quattro corsie che attraverserà decine di migliaia di acri di foresta amazzonica protetta, è in fase di costruzione per migliorare la viabilità della città. Il progetto, secondo le autorità locali, non è legato direttamente alla COP30, ma il tempismo con cui ha ricevuto l’approvazione e l’accelerazione dei lavori suggeriscono il contrario.

Il dilemma della sostenibilità

L’Amazzonia è considerata uno degli ecosistemi più cruciali per la stabilità climatica globale. La sua foresta agisce come un enorme serbatoio di carbonio e ospita una biodiversità senza pari. Tuttavia, per consentire ai leader mondiali di discutere su come proteggere l’ambiente, una parte di questa foresta viene sacrificata. Secondo il governo del Paraná, la costruzione segue il tracciato di una linea elettrica già esistente, riducendo così l’impatto ambientale. Ma ambientalisti e comunità locali contestano questa narrazione. La deforestazione, anche se limitata, contribuisce alla frammentazione dell’habitat e mette a rischio la fauna selvatica. Inoltre, la maggiore accessibilità potrebbe incentivare ulteriori interventi umani, come la costruzione di nuove infrastrutture o insediamenti.

Il prezzo per le comunità locali

Per le popolazioni indigene e le comunità rurali della regione, questa autostrada rappresenta una minaccia diretta. Claudio Verequete, residente a pochi metri dalla futura strada, ha visto il proprio sostentamento svanire con l’abbattimento degli alberi di açaí, da cui raccoglieva i frutti per mantenere la sua famiglia. La strada, per giunta, non offrirà alcun beneficio alla sua comunità: non ci saranno accessi, solo muri a delimitare il tracciato. Questa esclusione dal progresso, unita alla perdita delle risorse naturali, alimenta il timore che l’autostrada non sia solo un mezzo di connessione, ma anche un apripista per ulteriori speculazioni economiche che potrebbero portare alla progressiva erosione della foresta.

Le contraddizioni della COP30 in Amazzonia

Il governo brasiliano celebra l’opportunità di ospitare la COP30 come un evento storico: non una conferenza *sull’*Amazzonia, ma una COP in Amazzonia. L’intento è di dare visibilità alle sfide che la regione affronta e alle politiche di tutela messe in atto. Ma questo stesso evento, paradossalmente, sta già lasciando un segno tangibile sul territorio che vorrebbe difendere. Gli investimenti infrastrutturali, che includono il raddoppio della capacità dell’aeroporto di Belém e la costruzione di nuovi hotel, potrebbero avere un impatto duraturo ben oltre il summit. Da un lato, migliorare le infrastrutture può portare benefici economici alla città, ma dall’altro potrebbe favorire uno sviluppo poco sostenibile, aumentando la pressione sull’ambiente amazzonico.

La sostenibilità deve essere più di un concetto teorico

Le parole e le promesse di sostenibilità rischiano di perdere credibilità quando le azioni che le accompagnano raccontano un’altra storia. La COP30 dovrebbe essere un momento di riflessione e di azione per affrontare la crisi climatica, ma il modo in cui viene organizzata solleva interrogativi sul reale impegno della comunità internazionale. Questa contraddizione è un monito su come troppo spesso la sostenibilità venga sacrificata in nome dell’efficienza e della crescita economica. Se il prezzo da pagare per ospitare un vertice sul clima è la distruzione di una parte della foresta più importante del pianeta, allora forse occorre ripensare il modello stesso di questi eventi. In fin dei conti, un’autostrada che attraversa la foresta per permettere ai potenti di discutere su come salvarla suona più come un tragico paradosso che come una soluzione.

Riccardo Pallotta©

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