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Ambiente & Società

Il Ministero degli esteri riunisce gli italiani nel Mondo. Priorità all’emergenza umanitaria in Venezuela e alla brexit

Sono arrivati da ogni parte del mondo i componenti del Consiglio Generale degli italiani all’estero che in questi giorni a Roma, e lunedi a Matera saranno in riunione con i rappresentanti delle Consulte Regionali per l’emigrazione e con le rappresentanze delle Federazioni e Associazioni di italiani nel Mondo, patronati e Enti Locali, per soffermarsi sulle principali questioni che assillano i 5,6 milioni di cittadini con passaporto italiano che vivono all’estero e per ricaduta dei 70 milioni di oriundi, parte dei quali interessati, specie in America Latina, ad acquisire la cittadinanza italiana per via di crisi drammatiche come quella venezuelana.

Secondo le stime del Segretario Generale del CGIE, Michele Schiavone, ogni anno emigrano dall’Italia 200 mila persone, sopratutto giovani, ma anche over 50 in cerca di lavoro e di un futuro migliore. Nel 2017 si sono registrate nuove iscrizioni all’AIRE, ovvero all’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero, per 243 mila unità, una cifra impressionante di gran lunga superiore all’arrivo di migranti nel nostro Paese. Rafforzare la rete consolare, investire maggiormente nei corsi di apprendimento e di studio della lingua italiana all’estero, potenziare gli stanziamenti di tutela per le fasce in difficoltà dei nostri connazionali emigrati e inquadrare la “nuova mobilita’”, come eufemisticamente si definiscono i flussi migratori del 2018, sono i temi posti nella relazione del Governo consegnata ai lavori del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero. Su questi temi a Potenza si è discusso dell’emergenza umanitaria in Venezuela, che sarà al centro di un seminario nazionale promosso a Pescara e che sarà affrontato nuovamente nelle conclusioni del CGIE a Matera. Accanto a questa tematica sarà importante dare il giusto rilievo anche ai rischi della rottura dei negoziati tra Gran Bretagna ed Unione Europea. 700 mila italiani o poco meno risiedono, studiano e lavorano in Inghilterra, Galles e Scozia, e seguono con apprensione l’esito di un negoziato che rischia di arrecare loro forti criticità. Più in generale è indispensabile che l’Italia trovi il tempo ed assuma la consapevolezza che 5.600.000 cittadini con passaporto italiano, sparsi per il mondo, insieme ai 70 milioni di oriundi, in un’economia globale rappresentano un’opportunità e non un problema, per questo servirebbe investire con maggiore lungimiranza per potenziare le funzioni dei patronati all’estero, sostenere la rete consolare e incentivare gli scambi culturali, turistici ed economici attraverso progetti mirati capaci di diffondere la conoscenza della lingua italiana e di recuperare su materiali digitali storie, personalità, episodi e vicende della nostra emigrazione.

Stefano Venditti

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