by Bruna Fiorentino
È di questi giorni l’uscita del film in Tv sulla vita di Luigi Pirandello, eccellenza letteraria di altissimo livello e vanto della cultura italiana. Si intitola “Eterno visionario”, finito di girare nel 2023. Stupenda la costruzione della storia, impeccabile la regia di Michele Placido così come l’interpretazione di tutti gli attori.
Non sbagliamo nel dire che questo film già dalla sua presentazione alla XIX edizione della Festa del Cinema di Roma, il 19 ottobre 2024, ha inebriato gli animi di chi a Pirandello si sente legato.
Il vate siciliano non è soltanto da ricordare perché inserito tra gli scrittori più prolifici della letteratura italiana, in particolare per il teatro, bensì per essere stato il fautore di un pensiero che a tutt’oggi riflette meglio l’idea della frammentazione dell’identità e dell’incomunicabilità umana.
Dal suo stato d’animo, scosso sin dalla infanzia da particolari vicende familiari, sgorga in modo dirompente una cultura che si abbatte nella vita quotidiana flagellata dal rapporto con la dolorosa follia della moglie Antonietta Portulano e con i suoi figli, nonché con l’impossibile amore per l’attrice Marta Abba. Elemento costante della sua personalità che lo porterà a non volere nessuno dopo la morte, come annunciato nel suo testamento: “E il mio corpo appena arso, sia lasciato disperdere; perché niente, neppure la cenere, vorrei avanzasse di me. Ma se questo non si può fare sia l’urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti, dove nacqui”. Si tratta della tenuta del Caos che come scrisse Pirandello “… Io dunque son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco, denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti”.
Il mondo di Luigi Pirandello è una trascrizione delle proprie esperienze riversate con linguaggio raffinato rappresentato nei palcoscenici della vita da ogni essere umano. È il relativismo delle verità e il contrasto tra maschera e persona, che evidenzia l’assurdità della condizione umana.
Egli mette in scena personaggi partoriti dalle sue passioni ed ossessioni: è il dolore nell’arte. Ossia un’inquietudine intellettuale che troviamo nelle sue opere teatrali, nei romanzi e nella poesia, che ci ha lasciato e che sebbene custodiamo gelosamente non ne teniamo conto se non per spettacoli d’occasione.
Il Pirandello che conosciamo poco si completa con la poesia che ebbe inizio con la raccolta Mal giocondo, pubblicata nel 1889 quando aveva appena 22 anni. Già il titolo costituisce un ossimoro che evidenzia un significato contrastante tra le due parole, da una parte con “Mal” un sentire negativo e un disagio, e dall’ altra, con “giocondo” un pur ricercata felicità.
L’ispirazione letteraria trova il suo riferimento con “Le stanze” di Angelo Poliziano: “Sì bel titolo d’Amore ha dato il mondo/ a una cieca peste, a un mal giocondo”.
In una sua ode, che i maggiori critici indicano essere lo specchio perfetto della sua poetica, Pirandello scrive: “Un uccello senza nido, questo sono io”.
Il messaggio sociale che il Premio Nobel per la letteratura nel 1934 ci ha lasciato è che quello che c’è intorno a noi è una grande “pupazzata”. Un mondo fatto di ipocrisie e finzioni, falsi legami, vere e proprie maschere”.