Image default
Arte & Cultura

Il Colosso di Barletta

Il Colosso di Barletta, conosciuto localmente come Eraclio, è una statua monumentale in bronzo alta circa 5 metri, situata nella città di Barletta, in Puglia. Questo straordinario reperto, avvolto da un’aura di mistero, rappresenta una delle più importanti testimonianze dell’arte e della storia tardo-antica in Italia. 

Origini, attribuzione e descrizione della statua

La statua raffigura un imperatore romano, ma l’identità esatta del personaggio rimane incerta. Tra le ipotesi più accreditate, si suggerisce che possa rappresentare l’imperatore Teodosio II, Valentiniano I o Marciano, sovrani legati al periodo di transizione tra l’Impero Romano d’Occidente e quello d’Oriente. Lo stile e la fattura sembrano indicare un’origine bizantina, probabilmente risalente al V o VI secolo. 

Il Colosso di Barletta è imponente e di straordinaria fattura. La statua raffigura un uomo dall’aspetto fiero, con la testa leggermente sollevata e lo sguardo rivolto in avanti, quasi a voler dominare lo spazio circostante. Il viso, caratterizzato da tratti decisi e con una leggera barba, trasmette autorità e solennità, elementi tipici delle raffigurazioni imperiali. 

Effigiato in veste militare e con un diadema in testa, l’imperatore reggeva nella mano sinistra il globo, mentre con la destra teneva alto sopra il capo, il labarum (o la lancia). 

Indossa una corta tunica riccamente decorata, che cade in pieghe profonde e ordinate, un dettaglio che testimonia l’abilità degli artisti nel lavorare il bronzo. Sopra la tunica è drappeggiato un mantello (paludamentum), che scende con eleganza sulla spalla sinistra. Il corpo, leggermente inclinato, conferisce un senso di movimento che bilancia l’austerità dell’espressione del viso. Nel 1309 i Domenicani di Manfredonia usarono il bronzo delle gambe per farne campane; arti inferiori e braccia furono rifatti nel 1491 dallo scultore Fabio Alfano di Napoli quando la statua fu trasportata dal porto al luogo dove oggi si trova. 

Come arrivò a Barletta?

Le vicende che portarono il Colosso a Barletta sono avvolte nella leggenda. Si racconta che la statua giunse nella città pugliese a seguito del saccheggio di Costantinopoli durante la Quarta Crociata nel 1204. Tuttavia, secondo un’altra teoria, potrebbe essere arrivata da Ravenna o da un’altra città costiera, trasportata per via mare. La tradizione popolare narra che il Colosso fu trovato sulla spiaggia di Barletta dopo un naufragio, probabilmente parte del carico di una nave diretta verso sud. Il ritrovamento della statua divenne subito motivo di orgoglio cittadino, simbolo della grandezza e della resilienza della comunità locale.

Il Colosso di Barletta non è solo un’opera d’arte d’inestimabile valore storico, ma rappresenta anche un forte simbolo identitario. La sua imponente presenza evoca l’autorità e la grandezza dell’antica Roma, ma anche la continuità di una cultura che ha saputo attraversare i secoli, reinventandosi. 

A livello locale, il Colosso è diventato il custode della città, testimone silenzioso delle sue vicende storiche e ispirazione per i suoi abitanti. La figura dell’imperatore con lo sguardo fiero sembra ricordare a chi lo osserva la forza e la dignità necessarie per affrontare le sfide del presente. 

Dove ammirarlo oggi

Il Colosso si trova all’ingresso della Basilica del Santo Sepolcro, uno dei luoghi più importanti di Barletta. La statua, grazie al suo stato di conservazione e alla sua imponenza, continua ad attrarre visitatori da tutto il mondo, interessati a scoprire un frammento di storia antica che ha saputo resistere al tempo. 

Il Colosso di Barletta è molto più di una statua: è un ponte tra epoche, una testimonianza dell’influenza e della persistenza della cultura romana e bizantina nella storia italiana. 

Ogni dettaglio del Colosso parla di un passato glorioso, ma anche di un presente in cui la valorizzazione di questo patrimonio è una sfida fondamentale. Per chi visita Barletta, il Colosso non è solo un’opera da vedere, ma un simbolo da contemplare, capace di suscitare riflessioni sul legame tra storia, identità e memoria collettiva.

By Rosa Maria Garofalo

Altri articoli