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La magia della fuseruola ̶ antico dono d’amore

La fatidica proposta di nozze, coronata da grandi sogni e aspettative, è solitamente affiancata al momento topico del “dono dell’anello”, ma esiste un’usanza medievale, ancor più originale e di matrice squisitamente umbra, tornata in auge negli ultimi anni: il dono del ciondolo della fuseruola.

Fusaiole, fuseruole, pittole… sono molti i nomi utilizzati per indicare questi piccoli oggetti (in ceramica o argilla), utilizzati un tempo come ornamento per impreziosire tessuti, tovaglie, tendaggi e ricami.

Principalmente, però, la fuseruola serviva per bilanciare il fuso durante il lavoro di filatura, permettendo al filo di stare più teso e ottenere, così, un lavoro meravigliosamente uniforme.

Il filo come emblema di una lunga e felice vita insieme, dunque, e il fuso come monito per ricordare ai due giovani sposi i diritti e i doveri coniugali.

Un tempo le fuseruole erano destinate a fidanzate, spose o puerpere, venivano donate in occasione di balli e ricevimenti, e spesso custodivano al loro interno un cartiglio atto a celebrare le virtù della donna amata.

Nelle fasce concentriche che le decoravano, e le decorano ancora oggi, potevano, inoltre, essere impressi nomi propri, motti relativi all’amore o nomi romani, biblici e mitologici corrispondenti alle virtù della sposa.

Un dono originale, dunque, nato tra le campagne medievali, ma ancora in grado di illuminare con i caldi colori della ceramica umbra (rosso, blu, oro e bianco) uno dei giorni più importanti della nostra vita.

Un dono che per valenza simbolica, bellezza, significato storico e manifattura artigianale, è perfettamente in grado di sfidare e offuscare lo splendore di qualsiasi altro gioiello.

Ambra Belloni

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