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FIGURE LETTERARIE INDIMENTICABILI: PIA DEI TOLOMEI

Il Canto V del Purgatorio, considerato come uno dei più belli della Cantica, è divenuto popolare soprattutto per una figura, quella della dama senese Pia dei Tolomei, che si inserisce nell’onda musicale della Divina Commedia come «una nota isolata, come un acuto atteso e insieme improvviso» (G. PARENTI).

Tra le voci degli spiriti negligenti «morti di morte violenta», si distingue la voce di Pia, che si rivolge a Dante con pudica reticenza, pregandolo di rendere nota la sua triste storia nel mondo dei vivi:

 

«Ricordati di me che son la Pia:

Siena mi fe’; disfecemi Maremma:

salsi colui che ‘nnanellata pria

disposando m’avea con la sua gemma»

 

Ben poche e di sicuro non certe le notizie su questo personaggio, tanto famoso nella poesia quanto storicamente oscuro. Gli antichi commentatori, da Benvenuto da Imola all’Anonimo fiorentino, raccontano che fu dei Tolomei di Siena, forse di nome Sapia e sposa del signorotto di Maremma Nello Pannochieschi della Pietra, che ordinò ad un suo servo di ucciderla spingendola giù da una delle finestre del castello.

Il gesto fu compiuto forse per motivi di gelosia o, più probabilmente, per essere libero di sposare Margherita

Aldobradeschi.

Ancora oggi, presso le rovine del castello, sito nel paesino di Gavorrano (GR), è visibile uno scoscendimento detto Salto della Contessa, nome che sembrerebbe trarre origine proprio dal Poema dantesco.

L’accusa molto velata che la Contessa rivolge al marito, è interamente affidata ad un solo verbo, denso di significati: Sàllosi  ̶  Lo sa bene cosa ha fatto colui che non sarà nominato.

Colpisce, tuttavia, come l’anima ricordi ancora con malinconia la cerimonia della Desponsatio, che si compiva con i due atti simultanei del donarsi come legittima sposa e ricevere l’anello.

In relazione al breve discorso di Pia, alcuni critici hanno addirittura parlato di «Struttura ad epigrafe funeraria», per via della precisa indicazione del luogo di nascita e di morte presenti nel medesimo verso: «Nacqui a Siena e fui uccisa in Maremma»

Non sappiamo se con le sue parole Pia voglia accusare il marito o esprimere il perdurare del suo amore per lui nonostante il crimine di cui si è macchiato; certo non è escluso che Dante abbia voluto lasciare le cose nell’indeterminatezza, chiudendo il Canto con una straordinaria figura femminile che professa la sua innocenza, sperando nella grazia di Dio.

 

Ambra Belloni

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