L’Artico si sta sciogliendo a un ritmo allarmante, e per la prima volta i modelli climatici indicano una data precisa per un evento che fino a pochi anni fa sembrava ancora lontano: il primo giorno senza ghiaccio potrebbe arrivare già nel 2027. La previsione emerge da uno studio pubblicato lo scorso dicembre su Nature Communications e condotto da un team di ricerca internazionale, tra cui la climatologa Alexandra Jahn dell’Università del Colorado Boulder e Céline Heuzé dell’Università di Goteborg in Svezia. L’analisi, basata su oltre 300 simulazioni al computer, mostra che la probabilità di un Artico completamente libero dai ghiacci in estate è ormai concreta e potrebbe verificarsi in un intervallo di tempo compreso tra tre e vent’anni dal 2023, indipendentemente dall’andamento delle emissioni di gas serra. Questo evento rappresenta un punto di non ritorno per il sistema climatico globale, accelerando il riscaldamento della Terra e innescando una serie di conseguenze a catena su scala planetaria.
Un Artico blu sarebbe la fine di un’era
L’Oceano Artico sta perdendo la sua copertura ghiacciata a una velocità senza precedenti, con una riduzione superiore al 12% per decennio. Secondo il National Snow and Ice Data Center, il minimo del ghiaccio marino artico registrato a settembre 2023 è stato uno dei più bassi mai osservati dal 1978, con un’estensione di appena 4,28 milioni di chilometri quadrati. Il confronto con la media tra il 1979 e il 1992, pari a 6,85 milioni di chilometri quadrati, evidenzia un drammatico declino. Gli scienziati definiscono l’Artico “privo di ghiacci” quando la copertura scende sotto il milione di chilometri quadrati. Fino ad ora, le previsioni si concentravano sul primo mese intero senza ghiaccio, un traguardo che potrebbe essere raggiunto entro il 2030. Ora, però, la ricerca si spinge oltre, chiedendosi quando si verificherà il primo singolo giorno estivo senza ghiaccio, segnale inequivocabile di un cambiamento epocale.
Le cause e il rischio di eventi estremi
Uno degli aspetti più preoccupanti dello studio è la possibilità che il primo giorno senza ghiaccio si verifichi in tempi più brevi del previsto a causa di eventi meteorologici estremi. Un autunno insolitamente caldo potrebbe indebolire il ghiaccio marino, seguito da un inverno e una primavera più miti, impedendo la formazione di nuova copertura ghiacciata. Se questa sequenza si ripetesse per tre o più anni consecutivi, il primo giorno senza ghiaccio potrebbe già arrivare alla fine dell’estate del 2027. Esempi di simili anomalie termiche si sono già verificati: a marzo 2022, alcune aree dell’Artico hanno registrato temperature di circa 28°C superiori alla media, portando allo scioglimento precoce di vasti tratti di ghiaccio. Questi fenomeni stanno diventando sempre più frequenti e intensi a causa del cambiamento climatico, aumentando il rischio di una perdita definitiva della copertura ghiacciata artica.
Conseguenze globali: perché il mondo deve preoccuparsi
La perdita del ghiaccio marino nell’Artico non è solo una questione regionale, ma un problema che riguarda l’intero pianeta. Il ghiaccio marino ha un ruolo cruciale nel regolare il clima terrestre, riflettendo la luce solare e mantenendo le temperature globali più basse. La sua scomparsa comporta un effetto domino che intensifica il riscaldamento globale e modifica i modelli atmosferici e oceanici. Senza il ghiaccio marino, l’oceano assorbe più calore, accelerando il riscaldamento dell’Artico e contribuendo a eventi meteorologici estremi in altre parti del mondo. L’alterazione delle correnti atmosferiche e oceaniche può portare a ondate di calore più intense, piogge torrenziali, cicloni e lunghi periodi di siccità, con ripercussioni devastanti su ecosistemi e società umane. Anche la fauna artica è in pericolo: orsi polari, foche e altre specie che dipendono dal ghiaccio per sopravvivere potrebbero subire un declino drammatico. Inoltre, sebbene lo scioglimento del ghiaccio marino non contribuisca direttamente all’innalzamento del livello del mare, la sua scomparsa accelera lo scioglimento dei ghiacciai terrestri della Groenlandia, aumentando così il rischio di inondazioni costiere in tutto il mondo.
C’è ancora speranza? La chiave è nelle emissioni
Nonostante la gravità della situazione, lo studio suggerisce che c’è ancora margine per rallentare la perdita di ghiaccio artico. Se l’umanità riuscisse a ridurre drasticamente le emissioni di gas serra, l’Artico potrebbe mantenere la sua copertura ghiacciata per un periodo più lungo, anche se le recenti politiche americane non sembrano essere in questa direzione. Ogni riduzione delle emissioni di anidride carbonica e altri gas climalteranti aiuta a limitare il riscaldamento globale e a preservare ciò che resta del ghiaccio marino. Secondo Jahn, una delle autrici dello studio, mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia di 1,5°C, come previsto dall’Accordo di Parigi, potrebbe fare la differenza tra un Artico che scompare definitivamente e uno che conserva almeno una parte della sua identità ghiacciata. Il tempo, però, stringe: il primo giorno senza ghiaccio potrebbe arrivare già tra pochi anni, segnando un cambiamento irreversibile nel delicato equilibrio del nostro pianeta.
Riccardo Pallotta©